sabato 29 gennaio 2011

Tagli in vista, prime segnalazioni, sul levante e sul ponente

Dal 1° febbraio partono gli aumenti (+ 15% gli abbonamenti, +25% i biglietti singoli) e i tagli ai treni regionali che, si disse, non sarebbero stati effettuati in fascia pendolare. Ed invece, stando alle prime segnalazioni, anche questa fascia sarebbe interessata.

Treno 2044 La Spezia - Genova
C.G., una pendolare che abita a Framura e lavora a Camogli, utilizza il treno 2044 che attualmente parte alle 6.03 da La Spezia ma che dal 1° febbraio partirà da Sestri Levante. Insieme a lei salgono a Framura anche altre persone: tra esse una docente universitaria di Genova, una studentessa del liceo Marconi, e altri.
Con comprensibile angoscia si chiedono come fare per poter continuare a utilizzare il treno per i loro spostamenti senza dover sconvolgere le loro vite.
Se davvero l'orario verrà cambiato nel modo da noi descritto, è chiaro che si pone il problema di come garantire una alternativa valida per salvaguardare il diritto alla mobilità di queste persone, così come tutte quelle che, da La Spezia a Riva Trigoso, si vedono togliere un collegamento in un orario così importante per i pendolari.

Treni 6223/6224 (Ventimiglia-Imperia Oneglia e ritorno)
E.M. ci segnala quest'altra problematica sulla Riviera di ponente: la soppressione estiva della coppia di treni 6223/6224 (Ventimiglia-Imperia Oneglia e vv.) riguarda un treno che viaggia in pieno orario pendolari e che è particolarmente conveniente non solo per gli alunni delle scuole superiori, bensì anche per tutti quei lavoratori pendolari che devono spostarsi quotidianamente tra località della riviera di Ponente. Il treno 6223, infatti, permette di giungere a Oneglia entro le 8.00, a tutto vantaggio di chi deve essere presente sul luogo di lavoro prima delle 8.30 (il treno seguente 11263, infatti, arriva a Oneglia, da orario, alle 8.26, senza lasciare pressoché nessun margine per chi deve timbrare in entrata al lavoro entro le 8.30). Svariati sono i lavoratori che hanno questa esigenza, in primis, per esempio, gli impiegati di banca. Il 6224 (effettuato con stesso materiale) permette invece agli imperiesi che lavorano in località a ponente di giungere al lavoro entro le 9.00.La situazione del servizio ferroviario sulla riviera di ponente già con l’orario attuale risulta paradossale: è stata creata, grazie a ingenti investimenti pubblici, una linea nuova, veloce e a doppio binario tra Bordighera e San Lorenzo, senza tuttavia che ne sia conseguito un significativo aumento delle frequenze; soltanto nelle fasce di punta (e nemmeno su tutte le relazioni) il servizio prevede un quasi-cadenzamento ogni 30 minuti tra Imperia e Ventimiglia, mentre negli orari di morbida si possono notare “buchi” di oltre un’ora. È evidente quindi come le potenzialità della linea nuova in termini di capacità non vengano affatto sfruttate. In considerazione di ciò, la soppressione della coppia di treni 6223/6224, per giunta in pieno orario pendolare, suona quasi come una beffa, penalizzando ulteriormente gli utenti di un servizio già scarso di per sé.Dalla soppressione di questo treno consegue un buco di oltre un’ora tra Imperia e Ventimiglia (nessun treno tra le 7.31 e le 8.41) e il buco di un’ora tra Ventimiglia e Imperia (nessun treno tra le 6.46 e le 7.48). Le conseguenze sull’utenza di questa rarefazione delle frequenze saranno importanti: chi non ha a disposizione un mezzo privato e non può adattare gli orari del proprio lavoro all’offerta di treni, si troverebbe a dover prendere il treno precedente, con conseguenti grandi perdite di tempo nella stazione di arrivo. L’eventuale utilizzo dell’autobus comporta tempi di percorrenza più che raddoppiati rispetto al treno, nonché, ovviamente, il rischio di trovarsi congestionati nel traffico, che d’estate nell’imperiese è molto intenso, specialmente nell’orario di punta serale. Chi invece ha a disposizione un mezzo privato, verrebbe invogliato a servirsi di quello, nella migliore delle ipotesi attraverso il car pooling, o nella peggiore utilizzandolo singolarmente. Da notare poi che la soppressione di un treno ha effetti negativi anche sugli altri treni della stessa tratta, nella misura in cui un viaggiatore perso su una determinata tratta ferroviaria, in seguito ad un mancato collegamento (per esempio quello del mattino), implica anche un mancato guadagno sul collegamento in senso opposto, a detrimento della redditività di quest’ultimo.Si chiede pertanto alla Regione di mantenere tutti quei collegamenti che vengono utilizzati da pendolari, quantomeno nei giorni dal lunedì al venerdì, di cui la coppia di treni 6223/6224 fa parte. Se anche questa misura non fosse sufficiente per raggiungere una situazione di equilibrio con i finanziamenti disponibili, si chiede che i tagli riguardino il solo mese di agosto, durante il quale l’attività economica è notevolmente ridotta, numerosi pendolari sono in ferie e, per quelli che rimangono, può risultare più semplice chiedere adeguamenti dell’orario lavorativo.

Pensiamo a chi, ad esempio, ha già fatto un abbonamento annuale e si vede stravolgere l'orario in modo tale da non potersene più servire utilmente. C'è la perdita del denaro, certo, e per questo si può richiedere forse un rimborso. Ma certo è ben più grave la perdita della possibilità di accedere ad un servizio pubblico indispensabile per recarsi al lavoro, o a scuola, come minimo. Pensiamo che occorra farsi carico di queste persone, proponendo almeno dei servizi sostitutivi, ad esempio degli autobus, meno costosi di un treno ma che, come si è visto, hanno l'handicap di doversi muovere su strade già congestionate. Ma certo ci sembra insufficiente la risposta data fino ad oggi a queste problematiche, che noi abbiamo più volte sollevato e anticipato.
Il primo febbraio è ormai alle porte, temiamo che dopo le segnalazioni si moltiplicheranno e forse, allora, ci si renderà conto tardivamente delle conseguenze che i tagli avranno sulla mobilità regionale.

giovedì 27 gennaio 2011

Fs, il ritardo ora è denaro

Una inchiesta giornalistica che ripropone un tema a noi caro e già più volte sollevato: l'allungamento dei tempi di percorrenza sui treni regionali. Un minuto oggi, un minuto domani, ed ecco che i tempi lievitano...ma non solo: lievitano a dismisura anche i prezzi. Pagati dalle tasche dei cittadini.

da Il Fatto Quotidiano del 26 gennaio 2011

Il meccanismo di pagamento delle regioni incentiva i treni locali a rallentare ancora: ogni minuto in più può costare alle casse regionali un aggravio di spesa di quasi 80mila euro

Poveri pendolari. Non bastava la sporcizia, la mancanza di puntualità, il sovraffollamento. Ora si scopre che i treni regionali vanno sempre più piano non per colpa dei mezzi troppo vecchi, dell’inadeguatezza delle linee o del destino cinico e baro. Secondo diversi esperti, e in particolare quelli di Assoutenti, la causa è un’altra e si chiama “contratto di servizio” o, come dicono alle Ferrovie, “contratto a catalogo”.

In base a questo tipo di intesa, tra i parametri usati per calcolare il prezzo che le Regioni devono corrispondere a Trenitalia (Fs) per i treni locali, il fattore tempo è diventato determinante. Più tempo ci vuole per percorrere una linea, più il prezzo sale. Siccome la durata di un determinato percorso non è stabilita da un’autorità terza, neutrale tra Regioni e Ferrovie, ma dalle Ferrovie stesse attraverso la società Rfi (Rete ferroviaria italiana), è forte il sospetto che quest’ultima possa essere tentata di allungare i tempi così da consentire alla consorella Trenitalia di incassare più soldi.

Prima non funzionava così: fino al 2009 per determinare il prezzo di ogni convoglio si faceva riferimento soprattutto alla lunghezza della tratta. Ci sono anche altri elementi che assieme al tempo concorrono a stabilire il prezzo base dei treni, dai posti a sedere al coefficiente di riempimento dei vagoni.

Con un’offerta inferiore a 150 posti a treno, per esempio, il prezzo orario è di circa 518 euro l’ora e sale fino a 811 euro quando i posti disponibili sono oltre 600. Poi ci sono le maggiorazioni: più 18 per cento per i festivi (sabato compreso), i notturni (più 16 per cento), l’età dei vagoni (più 10 per cento se hanno meno di 12 anni o se restaurati di recente), il load factor (l’indice di riempimento) che comporta una maggiorazione del 10 per cento, se i posti occupati sono meno del 20 per cento di quelli offerti.Sarà una coincidenza, ma di fatto, da un po’ di tempo, soprattutto da quando il sistema dei contratti è cambiato, i treni regionali sono sempre più lenti.

Gli esempi sono mille. Nell’estate di 16 anni fa il tempo medio ufficiale di percorrenza di un regionale tra Bolzano e Verona era di 108 minuti, nell’inverno 2010 è salito a 121 minuti (+12 per cento), tra Firenze e Roma l’incremento è stato di 37 minuti (+ 18,5 per cento), tra Roma e Ancona 22 minuti (+ 9,5 per cento), tra Roma e Sulmona 12 minuti (+7,5 per cento), tra Avezzano e Roccasecca 13 minuti (+12). L’incremento è stato repentino soprattutto negli ultimi mesi: 10 per cento medio dal 2008 al 2010 tra Roma e Firenze, 2 per cento tra Bolzano e Verona, 2,5 tra Roma e Ancona, più 5 Roma-Sulmona, più 2,5 Avezzano-Roccasecca.In ballo ci sono tanti soldi. I tecnici hanno calcolato che su una linea dove corrono 15 coppie di treni (30 treni al giorno) con meno di 150 posti, ogni minuto di percorrenza in più comporta un aggravio di spesa per le Regioni di circa 78 mila euro all’anno. Siccome i treni sono migliaia e i tempi di percorrenza sono aumentati su moltissime linee, è facile supporre che gli incassi di Trenitalia siano cresciuti parecchio. Quanto è impossibile dirlo con esattezza, perché Fs non intendono fornire questi dati che considerano riservati, in particolare non vogliono darli al Fatto, giudicato un “giornale non obiettivo”.

Ovviamente le Ferrovie respingono con sdegno il sospetto di fare la cresta sui treni locali. Sostengono che il fattore tempo sta alla base del prezzo concordato con le Regioni perché il costo del trasporto ferroviario è determinato soprattutto dal costo del personale, i capitreno e i macchinisti. Più tempo ci vuole per collegare un posto a un altro e più lavoro è necessario ed è ovvio che salga il prezzo del servizio. I tecnici dell’Assoutenti obiettano, però, che il costo del lavoro è il 60, al massimo il 70 per cento del totale, il resto è usura delle macchine, pulizie, ammortamenti, energia, manutenzioni. E se è vero che il costo del lavoro aumenta in funzione del tempo, gli altri costi, invece, dovrebbero essere determinati esclusivamente dalla lunghezza delle tratte. Far crescere quindi anche questi ultimi in relazione al tempo è un’operazione che secondo questi esperti provocherebbe “un indebito beneficio” a Trenitalia.

Tornando all’esempio di prima (15 coppie di treni con meno di 150 posti), ogni 78 mila euro all’anno incassati da Trenitalia per ogni minuto di percorrenza in più, 23 mila sarebbero “indebiti”. Le Fs sostengono pure che i tempi di percorrenza spesso crescono perché le Regioni vogliono più fermate, magari per venire incontro alle richieste dei pendolari, e le fermate portano via tempo. Anche perché proprio nel 2008 le stesse Fs hanno introdotto una nuova disciplina per le soste obbligatorie in stazione sulle linee minori, portandole da 30 secondi a un minuto tondo. Di fatto, allungando i tempi di percorrenza, le Fs ottengono anche un altro vantaggio: evitano le sanzioni per gli eventuali ritardi.

Con tempi di percorrenza più lunghi, infatti, è molto più difficile che un treno accumuli ritardi ed è molto più facile schivare le multe.Di fronte a queste realtà, alcune Regioni, dopo esser state indotte dal governo Berlusconi ad affidare i servizi ferroviari a Trenitalia senza gara per 6 anni rinnovabili per altri 6, cominciano a rendersi conto che non è stata affatto una buona idea e vorrebbero fare marcia indietro. Finché lo Stato ha continuato a trasferire senza battere ciglio i finanziamenti necessari per pagare i treni, non si sono fatte troppi scrupoli, ma ora che il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, con la legge di Stabilità ha tagliato i fondi impedendo che le Regioni potessero partecipare al gettito delle accise sul gasolio da autotrazione (quasi 1 miliardo e 200 milioni di euro), il quadro per loro è cambiato completamente e in peggio.

Per onorare i contratti con Trenitalia, le Regioni sono state messe di fronte a due strade assai poco gradevoli e popolari: aumentare le tariffe in media del 30 per cento rispetto al 2010 e ridurre i servizi del 15. Per questo stanno ragionando di ripensare i contratti con le Fs. La Conferenza delle Regioni, cioè l’organismo politico che le rappresenta, lo ha già scritto chiaro e tondo in un documento: “La manovra finanziaria è una novità che determina consequenziali effetti in termini di validità ed efficacia o quanto meno di rinegoziabilità dei contratti”.

Dal Fatto Quotidiano del 26 gennaio 2010

lunedì 24 gennaio 2011

Bici gratis sui regionali della Liguria

E' stata firmata la convenzione che permette agli utenti dei treni regionali liguri di portare la bici al seguito senza pagare il supplemento di 3,5 euro giornaliere.
Occorre rivolgersi, muniti di titolo di viaggio, al controllore che darà una contromarca (serve per rilevare l'utilizzo effettivo del servizio).
E' valida, in via sperimentale, per un anno e a fronte dei risultati potrà essere rinnovata anche negli anni a venire.
L'allegato contiene anche la lista dei treni sui quali è possibile usufruire del servizio.

venerdì 21 gennaio 2011

Settimana nera per i pendolari del levante: ritardi e soppressioni

Quella che sta per finire è stata una autentica settimana di passione per i pendolari della linea La Spezia – Genova: l’11258, da solo, ha totalizzato più di 1 ora e mezza di ritardo!

I fatti, documentati dagli stessi viaggiatori:
Si comincia lunedì 17, quando il regionale 11303 Savona-La Spezia è giunto a La Spezia alle 20,25 anziche’ 19,12 come da orario. E sono già 1.13 di ritardo, ossia 73 minuti.

La mattina dopo, martedì 18, ci risiamo: il regionale 11258 Sarzana-Savona è giunto a Sestri Ponente alle 8,53 anziché alle 8,26, come da orario. E sono altri 27 minuti. La cosa buffa è che è arrivato puntuale a Brignole alle 8.00, è ripartito alle 8.15 e si è incagliato a Principe per poi ripartire dopo aver “ceduto il passo” ad un treno per Albenga. Naturalmente nessuno, e men che meno i ferrovieri, sapevano chi dei due sarebbe partito prima. Chi ha scommesso sul treno sbagliato si è ritrovato in ritardo di quasi mezz’ora.

Giovedì 20 il povero regionale 11258 ha messo a segno un nuovo ritardo, arrivando a Sestri Ponente alle 8.42 anziché alle 8.26. Questa volta siamo a “soli” 16 minuti di ritardo. E questa volta era in ritardo già a Brignole, dove è arrivato alle 8.20 circa.

Ed infine, venerdì 21 si finisce in bellezza: presso la stazione di La Spezia, il treno regionale 2044 delle 6,03 (La Spezia-Torino) e’ stato soppresso e chi lo ha sostituito? Ma è chiaro, il regionale 11258 Sarzana-Savona delle 6,27! E con quale risultato? Il regionale 11258 previsto in arrivo a Sestri Ponente alle 8.26 vi e’ giunto alle 9.16. Totale: 50 minuti di ritardo.

Facendo due conti, il regionale 11258 ha accumulato in una settimana 1 ora e 33 minuti di ritardo!

Ci domandiamo, chi paga i permessi per recuperare i ritardi accumulati in questi giorni? E gli eventuali richiami disciplinari? Ci rendiamo conto che arrivare sistematicamente in ritardo al lavoro più seriamente compromettere il rapporto con le aziende e penalizzare in modo significativo il clima lavorativo dei dipendenti?

Non sono pochi coloro che hanno rinunciato ad usare i mezzi pubblici a causa della loro poca affidabilità, purtroppo l’evoluzione di questi anni non può che rafforzare la loro decisione a servirsi del mezzo privato, spendendo di più loro malgrado in benzina, pedaggi e stess psico-fisico.

10 treni da salvare: sospendere i tagli per cercare una soluzione alternativa

L'Assessore Vesco ha già risposto che non ci sono i soldi necessari. Noi abbiamo già suggerito alternative (quali i possibili efficientamenti dei tempi di viaggio) che però non sono state prese in considerazione, ora la domanda è: posto che i tagli li ha fatti il Governo, stiamo tuttavia facendo davvero tutto il necessario per salvaguardare il trasporto pubblico in Liguria? O stiamo per così dire alzando bandiera bianca rassegnandoci all'inevitabile? Nessuno dice che le soluzioni siano semplici, ma è nei momenti difficili che si dimostra la capacità di trovare delle risposte da parte di chi ha la responsabilità di un settore così delicato e fondamentale quale quello del trasporto pubblico locale.

Questo il testo del comunicato stampa diffuso il 19 gennaio da: WWF Liguria, Legambiente Liguria, Coordinamento dei Pendolari Liguri, Genova-Milano Newsletter, Movimento Difesa del Cittadino, Cub Trasporti, Associazione Pendolari dell'Acquese, Associazione dei Pendolari Novesi, Pendolari del Ponente, Voglio Vivere.

A 10 giorni dall’esecutività dei tagli a 70 treni ancora nessuna risposta dalla Regione Liguria alle richieste di pendolari e Associazioni, che formulano con forza una RICHIESTA DI SOSPENSIONE DEL TAGLIO DI ALMENO 10 TRENI FONDAMENTALI PER ALTRI 30 GIORNI Siamo molto stupiti che, malgrado i pressanti appelli dei Comitati Pendolari e delle Associazioni (provenienti non solo dalla Liguria ma anche dal Piemonte e dalla Lombardia) l’Assessorato ai Trasporti della Regione Liguria non solo non abbia indicato alcuna forma compensativa per alleviare i potenziali gravissimi disagi provocati dall’imminenza della soppressione di 70 treni regionali dal Programma di Esercizio ligure, ma non abbia neppure fornito risposte alle circostanziate richieste provenienti da tutto il territorio e dagli utenti. Con senso di responsabilità, gli organismi firmatari chiedono all’Assessorato ai Trasporti di: sospendere l’esecutività per 30 giorni di 10 treni (su 70 inseriti dalla Regione Liguria nella cosiddetta blacklist) fondamentali per una mobilità minima:

L’esecutività dei tagli di questi 10 treni dovrà essere posticipata almeno al 1° marzo 2011 per quelli il cui taglio previsto era per il 1°febbraio 2011 e revocata per quelli il cui taglio era previsto per giugno, impegnando i 30 giorni ad avviare tutti gli incontri necessari con le associazioni di pendolari al fine di ricercare: -cofinanziamento del R 2199 da parte della Regione Lombardia e della Regione Piemonte; -cofinanziamento dei R 21169 e 6183 da parte della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria; -fonti alternative di finanziamento dei R 21084, 21055, 21134, 21111, 11391, 11390, 6223 ; -predisposizione di un piano di collegamenti sostitutivi su gomma per i restanti treni di cui è prevista la soppressione. Invitiamo pertanto l’Assessorato ai Trasporti della Regione Liguria a fornirci immediato riscontro sulla presente richiesta.

domenica 16 gennaio 2011

Ai pendolari tartassati da tagli e aumenti consegnato il Tappiro d’ardesia

Non poteva mancare, nel palmarès dei pendolari liguri, il prestigioso “Tappiro d’ardesia”, ambito riconoscimento che il Corriere della Fontanabuona e del Levante ha tributato ad una categoria tra le più bistrattate qui come nel resto d’Italia.
L’artistica statuetta è stata consegnata sabato pomeriggio (15 gennaio) nelle mani della presidente dell’associazione, Sonia Zarino, che l’ha ricevuta a nome dei pendolari liguri, effettivamente molto “attappirati” per i recenti annunci di aumenti tariffari e tagli al servizio che partiranno dal 1 febbraio.
La simpatica cerimonia è avvenuta, in modo molto informale, nella stazione ferroviaria di Lavagna, sempre assai frequentata dai passeggeri nonostante la biglietteria chiusa nel pomeriggio e nei festivi. (Funzionavano però le due emettitrici automatiche, quasi ci siamo commossi).
Ringraziamo il Corriere per la simpatica iniziativa, che contribuisce a mantenere viva l’attenzione sulle problematiche dei moltissimi cittadini che utilizzano i mezzi pubblici e in particolare Maura Bregante, la giornalista ex-pendolare promotrice dell’iniziativa.

Genova, Zarino: “Sì a nodo ferroviario, no a costi aggiuntivi per i pendolari”

da Genova 24.it
Genova. Nodo ferroviario al via: Genova fra cinque anni avrà la “sua” metropolitana di superficie. Tra costi e benefici di un’opera che, almeno sulla carta, rivoluzionerà la mobilità cittadina, i disagi della cantierizzazione con cui la città dovrà fare i conti oggi spaventano soprattutto la categoria dei pendolari. Una volta avviati tutti i cantieri, infatti, i treni a lunga percorrenza troveranno vie alternative, mentre i convogli regionali subiranno tagli temporanei necessari alla svolgimento dell’opera.

“I lavori che, ad esempio, prossimamente toccheranno la zona di Sampierdarena comporteranno l’interdizione di alcuni binari e quindi una riduzione dell’offerta soprattutto per i convogli regionali – ha spiegato Massimo Iorani, responsabile Fs direzione territoriale produzione di Genova – cercheremo di minimizzare il più possibile attraverso l’intermodalità, creando offerte che siano in grado di rispondere alle esigenze”.

“La volontà di coordinamento fin qui dimostrata è sicuramente positiva – ha commentato Sonia zarino, presidente dei pendolari liguri – per noi che dovremmo affrontare i disagi maggiori è essenziale che si proceda in questa direzione. Concordiamo sui benefici che questi lavori porteranno in futuro, l’importante però – ha sottolineato Zarino – è che non ci siano aggravi di costo per i pendolari. Se per esempio, fossimo costretti a usare l’autobus al posto del treno, dovremmo poter usare l’abbonamento ferroviario come titolo di viaggio anche per il bus”.

venerdì 14 gennaio 2011

LIGURIA: BURLANDO, 600 MLN PER RIFARE NODO FERROVIARIO DI GENOVA


14-01-2011
(ASCA) - Genova, 14 gen - ''Oggi, insieme con il Comune e con Ferrovie dello Stato, abbiamo dato il via libera operativo, dopo i lavori preliminari, all'intervento di oltre 600 milioni di euro per rifare il nodo ferroviario di Genova''. Lo ha comunicato oggi il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando al termine della riunione effettuata con le Ferrovie e il Comune di Genova, alla presenza degli assessori alle infrastrutture e ai trasporti della Regione Liguria, Raffaella Paita e Enrico Vesco e del vicesindaco e dell'assessore comunale allo sviluppo economico, Paolo Pissarello e Mario Margini. ''Sara' pronto nel 2016 - ha proseguito il presidente - e consentira' a tutti i treni merci e a lunga percorrenza di non passere piu' per la linea storica che potra' cosi' trasformarsi a tutti gli effetti in una metropolitana ferroviaria urbana con frequenze molto significative''. ''Si tratta - ha ribadito Burlando - di un'opera strategica per le merci, per il porto e in prospettiva anche per Terzo Valico e per il trasporto pubblico locale del capoluogo. Per questo motivo si e' voluto salvaguardare il biglietto a tariffa integrata, una tradizione molto importante di questa citta. E' un appalto molto complesso che verra' seguito costantemente, a partire da oggi, sia dalla Regione, sia dal Comune con l'obiettivo di non perdere tempo e offrire questo servizio ai cittadini di Genova entro cinque anni''.''Tutto cio' significa - ha chiarito il presidente della Regione - che ci potra' essere un impatto in termini di rumore e di viabilita' e piu' avanti si potra' registrare una leggera diminuzione dei treni per i pendolari, a seguito dei lavori, ma il risultato sara' la creazione di due nuovi binari, tra Genova Voltri e Genova Brignole e il potenziamento dell'offerta di traffico, sia per la fascia costiera che per la Valpolcevera, con la possibilita' di un incremento dal 50 al 100 per cento della frequenza dei convogli regionali all'interno dell'area urbana''.res/mcc/rob -->
(Asca)

sabato 8 gennaio 2011

GIOCARE LA CARTA DELLA CONCORRENZA

Dopo i proclami della Regione Liguria che si sarebbe posta a baluardo dei diritti dei pendolari assistiamo ad un ulteriore sventolio della "bandiera bianca".
Perchè l'Assessore Vesco ha usato il reiterato mancato rispetto della Carta dei Servizi quale oggetto per "barattare" con Trenitalia le solite ormai molto poco esaurienti risarcizioni, con evidente scarso beneficio per i pendolari, e permettere, ancora una volta, a Trenitalia di "salvarsi in corner"?

Tanta "gratitudine" verso Trenitalia non è però bastata tanto è che, per riconoscenza, la stessa ha tagliato treni ed aumentato tariffe, come dire: prendere le botte e baciare il bastone.....


Perchè l'Assessore Vesco non ha invece il coraggio di disdettare il Contratto con Trenitalia come hanno già fatto e stanno adesso facendo altre Regioni? Perchè la Regione Liguria non gioca, come è ormai previsto da tempo, la carta della concorrenza anche nella nostra Regione?

Si ha la sensazione che la scelta della Regione sia quella di "riservare", per qualche "inspiegabile" motivo, il "monopolio" e l'esclusività del trasporto ferroviario in Liguria a Trenitalia. Se così non fosse se ne dia una risposta politica e pratica passando ai fatti concreti.

I pendolari attendono al più presto di vedere sulla Gazzetta Ue la pubblicazione dei bandi per i lotti di gestione delle tratte liguri.......

martedì 4 gennaio 2011

No ai tagli del servizio: appello alla Regione Liguria

Appello alla regione Liguria delle Associazioni pendolari, dell’MDC, del WWF Liguria, di Legambiente Liguria e dei lavoratori della CUB contro i tagli al programma di esercizio

Tagliare treni significa non solo impedire la mobilità a chi non ha altri mezzi per muoversi se non il trasporto pubblico, ma anche rinunciare ad una politica di miglioramento della vita aumentando i costi sociali, danneggiando l'economia della regione e peggiorando la gestione del traffico.

Da febbraio partiranno in Liguria aumenti significativi delle tariffe del trasporto pubblico: ma la cosa peggiore è che l'aumento sarà accompagnato da un ulteriore pesante taglio del servizio dopo quello già avvenuto il 13 dicembre scorso che ha interessato 4 treni con percorso sovra regionale.
In alcune regioni italiane non vi saranno né tagli né aumenti. In altre si ricorrerà ad aumenti delle tariffe ma sarà a fronte di un servizio immutato o in cambio di un miglioramento dell'offerta o addirittura di un efficientamento del servizio stesso.

Taglio del servizio: una risposta sbagliata alla crisi di risorse

In Liguria invece, oltre agli aumenti tariffari (+15% abbonamenti, +25% biglietti), la Regione taglierà 70 treni con conseguenze gravi per il diritto alla mobilità dei cittadini liguri e di chi in Liguria si deve recare dalle regioni limitrofe.

La Regione Liguria ha fatto proprio tutto quello che poteva fare per non arrivare a tagliare il servizio e aumentare le tariffe?

Rispetto alle regioni del centro-nord la Liguria è quella che da tempo meno investe sul trasporto ferroviario: 0,12% del bilancio contro 0,27% della Lombardia e 0,56% della Toscana. Eppure il trasporto ferroviario rappresenta un'opportunità enorme per la nostra regione.

Rispetto ad altre regioni del centro nord, la Liguria è stata anche quella che meno si è impegnata in questi mesi per evitare tagli al servizio.
L'impegno finanziario è stato anche in questa vicenda inferiore a quello destinato da altre regioni.

Ma non è stato purtroppo neanche assunto l'impegno di intervenire per un maggior efficientamento del servizio, che potrebbe portare risparmi consistenti, mentre in altre regioni come la Toscana e il Piemonte a fronte di un impegno finanziario maggiore, si è pianificato anche un efficientamento del servizio ed una contestuale riduzione dei tempi di percorrenza di numerosi treni regionali.

E' noto che i tempi di percorrenza dei treni in Liguria, dal 2000 ad oggi, sono aumentati in alcune tratte di quasi il 10%. Questo ha comportato, oltre a notevoli disagi per l’utenza, anche oneri finanziari maggiori per la regione.
Se venissero ridotti i tempi di percorrenza riportando le attuali tracce “dilatate” anche solo sui valori del 2000, si potrebbe arrivare ad un risparmio intorno a 6 milioni di euro.

7 milioni di euro è il valore finanziario dei treni che la regione taglierà da febbraio. Quindi, con la sola politica di efficentamento si arriverebbe a compensare la quasi totalità dei tagli!

Ma oltre all'approccio a monte, è nel merito dei tagli stessi che c'è stata una scelta inaccettabile.

I tagli decisi dalla Regione significheranno l’impossibilità di fatto di muoversi in treno in orario serale in Liguria.


Inoltre, da febbraio, sarà penalizzato al sabato il servizio da e verso Genova, e questo avrà come conseguenza di obbligare migliaia di persone ad utilizzare auto e moto per recarsi in città per acquisti, per visitare una mostra o per andare al cinema.

Con il taglio del regionale 11326 da La Spezia delle 22:22 le località della riviera di levante si ritroveranno ancor più isolate: bisognerà aspettare ore per un treno da levante verso Genova.
Da Milano, con il taglio del regionale 2199 delle 22:25 l'ultimo treno utile sarà alle 21, dopodiché non vi sarà più alcun collegamento fino al mattino.
Dalla riviera di ponente con la cancellazione del treno 11391 delle 22:24 da Alassio non vi sarà più modo di raggiungere il capoluogo e la riviera di levante dopo le 22.
Nella linea urbana in Valpolcevera, con le decine di tagli in giornate in cui ci si muove verso il centro per svago e acquisti, sarà ancora più difficile muoversi, con danni anche per il commercio!
Ma non mancano anche esempi di treni soppressi in orari utili ai pendolari per lavoro: è il caso dei treni 6223 (Ventimiglia 7.20 – Imperia 8.00) e 6224 (Imperia 8.12 – Ventimiglia 8.58), soppressi nei mesi estivi, o il 2044 (La Spezia 6.03 – Sestri L. 6.53), soppresso tutti i giorni.

L'ulteriore aspetto che aggrava il quadro è che a fronte di tagli non è stata prospettata alcuna proposta di riorganizzazione del servizio che attenui l'impatto sociale dei tagli. Non si parla di provvedimenti di riorganizzazione degli orari e delle fermate per compensare il danno alle persone che il taglio del servizio comporterà, né è stata ipotizzata l'introduzione di servizi sostitutivi.
La Regione ha semplicemente cancellato dei treni senza preoccuparsi di quello che succederà prima e dopo e del danno sociale che comporterà.


Un'alternativa ai tagli è possibile, anzi necessaria

Chiediamo alla Regione di cambiare l'approccio tenuto fino ad ora. Il trasporto ferroviario è una priorità della regione al pari di sanità e servizi sociali. Investire nel TPL non è una spesa, ma una prevenzione proprio contro costi sociali e sanitari maggiori, a vantaggio non solo dell'ambiente ma anche di un'economia sostenibile, e quindi:

  • ci sia un impegno ulteriore, così come è stato fatto da altre regioni italiane, per reperire risorse aggiuntive nella misura in cui non sarà più necessario effettuare tagli al servizio;
  • si attui un serio programma di efficientamento del servizio ferroviario. Se per fare una stessa tratta in Liguria si impiegano 40 minuti contro i 30 di dieci anni fa a parità di numero di treni e fermate e i 25 minuti del resto d'Europa, vi sono ampi margini per un servizio migliore e quindi per avere risparmi sul costo che paga la Regione. Si riveda il contratto di servizio per inserire clausole che portino ad un miglioramento progressivo del servizio e incentivino Trenitalia al raggiungimento dello scopo;
  • si impegni a redigere finalmente il Piano Regionale dei Trasporti previsto dal decreto legislativo 422/97 (altrimenti noto come “decreto Burlando”) definendo il servizio minimo garantito e pianificando una corrispondente adeguata copertura finanziaria;
  • venga congelato il piano tagli che è allo stato attuale inaccettabile per quantità e modalità. La maggior parte dei tagli previsti avrà in primo luogo un impatto grave sulle fasce sociali deboli, ma avrà riflessi sulla mobilità complessiva. La Regione si prenda invece un impegno a verificare gli orari attuali non solo nelle fasce serali e sabatali ma anche di punta, per riorganizzare il servizio in modo da migliorarlo a parità di risorse impiegate e a concordare con le regioni limitrofe il sostegno alla mobilità interregionale.

    La Regione Liguria ha giustamente a cuore il sociale: il trasporto pubblico è il primo investimento nel sociale, sia verso i cittadini che verso i lavoratori del settore, oltre a essere un investimento per una mobilità rispettosa dell'ambiente, del territorio e per l'economia della regione.

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