Tariffa Nazionale addio: per i pendolari transregionali una amara sorpresa. E, in prospettiva, una minore integrazione del trasporto?
Dal primo novembre 2007, su tutti i treni del trasporto regionale saranno applicate le tariffe stabilite per legge da ciascuna Regione, anche quando il viaggio inizia in una regione e termina in un’altra. Il prezzo del biglietto, per questi percorsi, sarà calcolato in proporzione alle tratte di competenza. Questo nuovo sistema tariffario interesserà, secondo Trenitalia, meno dell’ 8% dei pendolari. “Per tutti gli altri (oltre un milione), che si muovono quotidianamente all’interno di ogni singola regione, non cambierà nulla.”
Ora, forse quasi 100.000 pendolari possono sembrare pochi, però se si pensa che ciascuno di essi fa parte di una famiglia che deve mettere in preventivo un nuovo esborso annuo di +10% sul costo dell’abbonamento, ebbene, non mi sentirei così in pace con me stessa, fossi nei panni di Trenitalia.
Sempre secondo Trenitalia, i nuovi criteri sarebbero stati determinati su indicazione della Conferenza Stato-Regioni per colmare un vuoto normativo dovuto alla vecchia, gloriosa Tariffa Nazionale, che dopo la regionalizzazione del trasporto pubblico locale (TPL) è rimasta di attualità nelle sole tratte interregionali. Già nel 2005, con l’introduzione del famigerato orario di dicembre, si è visto chiaramente che la direzione verso cui marciava Trenitalia era lo smantellamento di tale tariffa, e per questo si fece una cosa molto semplice: si abolirono di fatto gli interregionali a tutto vantaggio degli IC (e delle relative tariffe maggiorate), provocando una tale ondata di proteste che nel marzo del 2006 gli interregionali furono seppur parzialmente reintrodotti, peggiorati nel servizio e nei tempi di percorrenza. Quello che appariva chiaro fin da allora, era la volontà di separare anche commercialmente il TPL dalla media e lunga percorrenza, individuando in quest’ultima il vero business appetibile anche dai privati (Montezemolo e Della Valle, per fare due nomi).
Quindi, riassumendo, il futuro vede sistemi di trasporto regionali per il TPL, finanziato con risorse pubbliche e un sistema di media e lunga percorrenza (MLP) dove l’infrastruttura resta in mano al pubblico (la linea, per intenderci) e i treni possono appartenere anche a soggetti privati, previo acquisto delle relative tracce a prezzo di mercato.
Come verrà gestita questa commistione? Penso che il punto fondamentale stia proprio qui, dato che un sistema di trasporti come questo che si sta delineando presenta un pericolo evidente e cioè che si tenda a dare maggiori privilegi e garanzie a una tipologia piuttosto che ad un’altra, e che come al solito sia la forza economica a dettare le regole del gioco, più che una organizzazione razionale del servizio nel suo complesso. Come verranno vendute le tracce orarie? RFI, che le gestisce, potrà venderle al migliore offerente, pubblico o privato, e magari al TPL resteranno solo le briciole dopo che i vari Montezemolo e Della Valle (non me ne vogliano) avranno potuto fare shopping accaparrandosi le tracce migliori, quelle più appetibili da pendolari e studenti, ad esempio…non dimentichiamoci che già adesso il cadenzamento dell’orario, da tutti auspicato per la Liguria, non è possibile perché vi sono molte interferenze soprattutto in orari di traffico pendolare con la lunga percorrenza.
Inoltre, dal punto di vista dell’utilizzo dei treni, separare rigidamente le tipologie in base alle compagnie presenti e operanti significa limitare grandemente per gli utenti la libertà di utilizzare un treno piuttosto che un altro, in manifesta contraddizione con il principio di integrazione che faticosamente tutti gli Enti (Regione, Provincie, Comuni) stanno portando avanti, pur tra mille difficoltà. Occorre semmai accelerare il principio di integrazione tariffaria e funzionale di tutti i mezzi di trasporto collettivi, e porre in atto ogni possibile misura per incentivare l’utilizzo di tali mezzi da parte dei cittadini. Trenitalia si sta muovendo in una direzione diversa, e deve essere a questo punto la mano pubblica a farsi carico di ricondurre la frammentazione all’unità, perché è chiaro che se le diverse aziende di trasporti (su ferro, ma anche su gomma, su acqua, ecc.), badano all’utile, una regia complessiva che ponga al centro l’interesse comune la può e deve condurre una Autorità Amministrativa superiore, che presumibilmente è la Regione, in quanto responsabile del trasporto pubblico locale, di concerto con le Province.
Solo se si riuscirà a creare un sistema davvero integrato, dove sarà possibile per il cittadino disporre di biglietti e abbonamenti onnicomprensivi, che prevedano, all’interno di zone territoriali individuate con criteri sensati, la possibilità di utilizzare TUTTI i mezzi di trasporto collettivo (treni locali, IC, battelli, corriere, autobus, metro, ecc.), potremo iniziare ad apprezzare un reale ritorno in termini di competitività con il mezzo privato e un uso massiccio del mezzo pubblico, così come avviene in certe realtà dove, specie nelle città, l’uso dell’auto è reso molto spesso superfluo dall’abbondanza di mezzi pubblici.
Concludo esprimendo la mia solidarietà a quell’8% di pendolari che, dovendo già affrontare lunghi viaggi interregionali per recarsi al lavoro, senza parlare dei ritardi e dei disagi quotidianamente sopportati, si vede appioppare questa ulteriore maggiorazione tariffaria. Vorrei portare solo alcuni esempi riportati dagli amici di vari comitati: Alfio Zorzan, di Acqui Terme, segnala un +40% sul prezzo dell’abbonamento per Torino Porta Nuova, mentre è di +10% l’abbonamento con Genova Brignole e di +20% l’aumento dell’abbonamento tra Ovada e Genova Brignole. Alberto Traverso segnala la progressione degli aumenti degli abbonamenti annui tra Novi Ligure e Genova Brignole: il costo era di 454 euro a novembre del 2006, di 477 euro a settembre del 2007 e sarà di 526 euro da novembre del 2007, alla faccia di chi diceva che i pendolari non avrebbero avuto aumenti (non è vero, ing. Moretti?).
Dal primo novembre 2007, su tutti i treni del trasporto regionale saranno applicate le tariffe stabilite per legge da ciascuna Regione, anche quando il viaggio inizia in una regione e termina in un’altra. Il prezzo del biglietto, per questi percorsi, sarà calcolato in proporzione alle tratte di competenza. Questo nuovo sistema tariffario interesserà, secondo Trenitalia, meno dell’ 8% dei pendolari. “Per tutti gli altri (oltre un milione), che si muovono quotidianamente all’interno di ogni singola regione, non cambierà nulla.”
Ora, forse quasi 100.000 pendolari possono sembrare pochi, però se si pensa che ciascuno di essi fa parte di una famiglia che deve mettere in preventivo un nuovo esborso annuo di +10% sul costo dell’abbonamento, ebbene, non mi sentirei così in pace con me stessa, fossi nei panni di Trenitalia.
Sempre secondo Trenitalia, i nuovi criteri sarebbero stati determinati su indicazione della Conferenza Stato-Regioni per colmare un vuoto normativo dovuto alla vecchia, gloriosa Tariffa Nazionale, che dopo la regionalizzazione del trasporto pubblico locale (TPL) è rimasta di attualità nelle sole tratte interregionali. Già nel 2005, con l’introduzione del famigerato orario di dicembre, si è visto chiaramente che la direzione verso cui marciava Trenitalia era lo smantellamento di tale tariffa, e per questo si fece una cosa molto semplice: si abolirono di fatto gli interregionali a tutto vantaggio degli IC (e delle relative tariffe maggiorate), provocando una tale ondata di proteste che nel marzo del 2006 gli interregionali furono seppur parzialmente reintrodotti, peggiorati nel servizio e nei tempi di percorrenza. Quello che appariva chiaro fin da allora, era la volontà di separare anche commercialmente il TPL dalla media e lunga percorrenza, individuando in quest’ultima il vero business appetibile anche dai privati (Montezemolo e Della Valle, per fare due nomi).
Quindi, riassumendo, il futuro vede sistemi di trasporto regionali per il TPL, finanziato con risorse pubbliche e un sistema di media e lunga percorrenza (MLP) dove l’infrastruttura resta in mano al pubblico (la linea, per intenderci) e i treni possono appartenere anche a soggetti privati, previo acquisto delle relative tracce a prezzo di mercato.
Come verrà gestita questa commistione? Penso che il punto fondamentale stia proprio qui, dato che un sistema di trasporti come questo che si sta delineando presenta un pericolo evidente e cioè che si tenda a dare maggiori privilegi e garanzie a una tipologia piuttosto che ad un’altra, e che come al solito sia la forza economica a dettare le regole del gioco, più che una organizzazione razionale del servizio nel suo complesso. Come verranno vendute le tracce orarie? RFI, che le gestisce, potrà venderle al migliore offerente, pubblico o privato, e magari al TPL resteranno solo le briciole dopo che i vari Montezemolo e Della Valle (non me ne vogliano) avranno potuto fare shopping accaparrandosi le tracce migliori, quelle più appetibili da pendolari e studenti, ad esempio…non dimentichiamoci che già adesso il cadenzamento dell’orario, da tutti auspicato per la Liguria, non è possibile perché vi sono molte interferenze soprattutto in orari di traffico pendolare con la lunga percorrenza.
Inoltre, dal punto di vista dell’utilizzo dei treni, separare rigidamente le tipologie in base alle compagnie presenti e operanti significa limitare grandemente per gli utenti la libertà di utilizzare un treno piuttosto che un altro, in manifesta contraddizione con il principio di integrazione che faticosamente tutti gli Enti (Regione, Provincie, Comuni) stanno portando avanti, pur tra mille difficoltà. Occorre semmai accelerare il principio di integrazione tariffaria e funzionale di tutti i mezzi di trasporto collettivi, e porre in atto ogni possibile misura per incentivare l’utilizzo di tali mezzi da parte dei cittadini. Trenitalia si sta muovendo in una direzione diversa, e deve essere a questo punto la mano pubblica a farsi carico di ricondurre la frammentazione all’unità, perché è chiaro che se le diverse aziende di trasporti (su ferro, ma anche su gomma, su acqua, ecc.), badano all’utile, una regia complessiva che ponga al centro l’interesse comune la può e deve condurre una Autorità Amministrativa superiore, che presumibilmente è la Regione, in quanto responsabile del trasporto pubblico locale, di concerto con le Province.
Solo se si riuscirà a creare un sistema davvero integrato, dove sarà possibile per il cittadino disporre di biglietti e abbonamenti onnicomprensivi, che prevedano, all’interno di zone territoriali individuate con criteri sensati, la possibilità di utilizzare TUTTI i mezzi di trasporto collettivo (treni locali, IC, battelli, corriere, autobus, metro, ecc.), potremo iniziare ad apprezzare un reale ritorno in termini di competitività con il mezzo privato e un uso massiccio del mezzo pubblico, così come avviene in certe realtà dove, specie nelle città, l’uso dell’auto è reso molto spesso superfluo dall’abbondanza di mezzi pubblici.
Concludo esprimendo la mia solidarietà a quell’8% di pendolari che, dovendo già affrontare lunghi viaggi interregionali per recarsi al lavoro, senza parlare dei ritardi e dei disagi quotidianamente sopportati, si vede appioppare questa ulteriore maggiorazione tariffaria. Vorrei portare solo alcuni esempi riportati dagli amici di vari comitati: Alfio Zorzan, di Acqui Terme, segnala un +40% sul prezzo dell’abbonamento per Torino Porta Nuova, mentre è di +10% l’abbonamento con Genova Brignole e di +20% l’aumento dell’abbonamento tra Ovada e Genova Brignole. Alberto Traverso segnala la progressione degli aumenti degli abbonamenti annui tra Novi Ligure e Genova Brignole: il costo era di 454 euro a novembre del 2006, di 477 euro a settembre del 2007 e sarà di 526 euro da novembre del 2007, alla faccia di chi diceva che i pendolari non avrebbero avuto aumenti (non è vero, ing. Moretti?).