venerdì 30 settembre 2011

Aderisce anche il Sindacato di Base: domani consegneremo l'Appello

Cari amici e colleghi pendolari, anche oggi la lista degli aderenti all'Appello si è arricchita di una nuova sigla, quella del sindacato CUB Trasporti Nazionale.

Associazioni di Utenti, Associazioni che tutelano i Consumatori, Associazioni di Lavoratori del trasporto pubblico si sono unite per lanciare alle massime cariche dello Stato un Appello accorato, e per dire che il trasporto pubblico non può essere sacrificato in un'ottica di risparmio miope, di corto respiro, poichè questo settore può essere al contrario uno dei fattori di nuovo, duraturo, sviluppo economico, aiutando il Paese ad uscire dalla crisi.


Domani, in occasione della visita del Ministro dei Trasporti all'inaugurazione del Salone Nautico di Genova, consegneremo l'Appello che porta le istanze di centinaia di migliaia di cittadini, con la speranza che la politica saprà ascoltare la nostra voce.


L'Appello verrà contemporaneamente inviato al Presidente Napolitano ed al Ministro dell'Economia, sarà quindi molto importante che, successivamente, tutti coloro che ne hanno la possibilità si adoperino per sensibilizzare i loro deputati e senatori di riferimento e specie quelli che fanno parte della Commissione Trasporti perchè l'Appello trovi eco nell'azione di Governo.


Grazie a tutti, domani saremo tutti idealmente a Genova, da tutta Italia, in difesa del Trasporto Pubblico, un elemento di civiltà che non può essere smantellato, nè snaturato: non solo per noi, ma per il bene del Paese.

giovedì 29 settembre 2011

Ancora adesioni all'Appello: siamo quasi pronti alla consegna!

L'elenco delle Associazioni di Pendolari che si uniscono all'Appello per il Trasporto Pubblico si allunga ancora, oggi salutiamo le adesioni dei colleghi Pendolari Milano – Treviglio, del Comitato Pendolari Roma-Firenze, del Comitato Pendolari Genova – La Spezia – Parma e dell'Associazione Metrogenova. Anche queste associazioni rappresentano migliaia di cittadini e utenti del trasporto pubblico, persone che giustamente sono angosciate e preoccupate in questi giorni dalle notizie che quasi quotidianamente annunciano tagli e riduzioni del servizio, mettendone a repentaglio il diritto alla mobilità.

Persone che chiedono di poter far giungere la propria voce, con civiltà e con fermezza, all'orecchio del Governo, ed in particolare al Presidente Napolitano e ai Ministri dell'Economia, e dei Trasporti e Infrastrutture.

Ringraziamo anche il consigliere provinciale Stefano Volpara (PD), che ha inviato la sua adesione all'Appello, e che sappiamo essere, tra l'altro, un pendolare di lunga data.

Tutti i comitati e le associazioni firmatarie del testo saranno rappresentate sabato 1 ottobre all'inaugurazione del Salone Nautico di Genova, e consegneranno l'Appello al Ministro dei Trasporti, chiedendogli di adoperarsi con i colleghi Ministri perchè il piano di tagli alle risorse per il trasporto pubblico venga ritirato.

Contemporaneamente l'Appello verrà inviato al Presidente Napolitano e al Ministro dell'Economia, chiedendo un analogo impegno.

Siamo convinti che portando avanti una richiesta forte e decisa, sostenuta da migliaia di voci, questo Appello potrà fare riflettere i nostri governanti sull'importanza strategica di un settore come quello del trasporto pubblico, un volano potenziale per tutta l'economia in un periodo in cui occorre trovare alternative credibili alle scelte fatte sino ad oggi e che oggi, a causa del rapido mutamento degli equilibri dell'economia internazionale, non sono più in grado di garantire al nostro Paese uno sviluppo sostenibile e sufficiente a garantire il benessere dei cittadini.



mercoledì 28 settembre 2011

Le adesioni all'Appello non si fermano: ora è la volta delle Associazioni dei Consumatori

L'Appello in difesa del trasporto pubblico continua a registrare nuove adesioni: è la volta di Federconsumatori, Movimento dei Consumatori, Altroconsumo Liguria e Confconsumatori, tra le più rappresentative associazioni di consumatori a livello nazionale.

Salutiamo inoltre con molto piacere anche i colleghi della Associazione Pendolari e Trasporti Biellesi, che hanno mandato la loro convinta adesione.

Grazie da parte di tutti i pendolari, è molto importante il sostegno all'Appello da parte di organizzazioni che ormai da anni si battono in prima fila a fianco dei cittadini per rivendicare i loro fondamentali diritti, come certo lo è quello ad una mobilità collettiva efficiente.

Alle associazioni di cittadini, ai comitati, ma anche ai nostri rappresentanti presso gli Enti Locali, in Parlamento, in Senato, chiediamo un impegno concreto ed urgente per far cambiare idea al Governo che ad oggi mantiene salda la volontà di assestare un colpo mortale al trasporto pubblico, togliendo l'anno prossimo ben il 75% delle risorse.

Lo stesso Assessore Vesco ha oggi ribadito che se le cose non cambieranno dal primo gennaio circolerà solo il 50% dei treni, e non è certo cosa succederà nei mesi successivi, sui treni come sugli autobus. In queste condizioni, è davvero difficile programmare i propri impegni di lavoro, di studio, di vita.

Ci uniamo al suo grido di allarme, e auspichiamo che anche l'Assessore Vesco vorrà dare la sua adesione all'Appello al Presidente Napolitano ed ai Ministri dell'Economia e dei Trasporti.

E' urgente un intervento deciso e unitario da parte di tutti per ristabilire il diritto alla mobilità e ridare certezze a milioni di cittadini che chiedono, nè più nè meno, di vedere riconosciuti i loro diritti a potersi muovere con mezzi pubblici.

martedì 27 settembre 2011

Nuove adesioni all'Appello in difesa del trasporto pubblico e possibili azioni da parte degli Enti Locali

Anche oggi registriamo con molto piacere nuove adesioni all' Appello in difesa del trasporto pubblico: molti pendolari hanno risposto con entusiasmo e fatto circolare l'Appello. Il passaparola in particolare è molto importante per incrementare il numero delle adesioni dei comitati e delle associazioni, per essere sempre di più e mandare un messaggio ancora più forte al Presidente della Repubblica e ai Ministri del Tesoro e dei Trasporti.

Ringraziamo, in particolare, il Comitato dei Pendolari della Lombardia, e Simone Leoncini, Coordinatore SEL Liguria, che ci hanno fatto pervenire la loro adesione all'appello.

Oltre a fare girare l'Appello, e in attesa di raccogliere quante più adesioni possibili prima di consegnarlo al Presidente e ai Ministri, chiediamo anche a che tutti gli Amministratori Locali (Consiglieri, Assessori) si mobilitino in difesa del trasporto pubblico.

Nei prossimi giorni verrà portata all'attenzione del Consiglio Provinciale di Genova una mozione che chiede al Presidente e alla Giunta di attivarsi presso i Ministeri competenti al fine di scongiurare il paventato taglio di risorse che avrebbe ricadute altamente negative sulla mobilità dei cittadini e di prendere contatti con la Regione ed i Comuni della Provincia per porre in essere iniziative comuni tendenti a scongiurare il taglio di risorse al trasporto pubblico.

Sarebbe importante che tutti i Consigli Comunali, Provinciali e Regionali approvassero delle analoghe mozioni per richiedere al governo un deciso cambio di rotta al Governo.

Tutti insieme possiamo fare sentire la nostra voce: forza allora, facciamoci sentire!

lunedì 26 settembre 2011

Appello in difesa del trasporto pubblico: nuove adesioni all'iniziativa

Ringraziamo tutti i comitati che hanno aderito all' appello in difesa del servizio di trasporto pubblico, la notizia si sta diffondendo in tutta Italia grazie al passaparola sulla Rete e alla diffusione capillare che gli aderenti ai vari comitati stanno effettuando di ora in ora. Sono tanti anche gli aderenti a titolo personale, GRAZIE A TUTTI!

Tra ieri e oggi hanno aderito anche il Comitato Utenti Trenitalia del Ponente Ligure, il Coordinamento Provinciale Pendolari Pavesi e il Comitato Pendolaristanchivda che si uniscono alla lunga catena umana di cittadini e utenti del trasporto pubblico che attraversa tutta l'Italia, da Nord a Sud, per chiedere al Presidente Napolitano e ai Ministri dei Trasporti e del Tesoro di non effettuare il taglio del 75% delle risorse al trasporto pubblico, che significherebbe di fatto la sua estinzione.

Ringraziamo anche l' On. Mario Tullo (PD), membro della Commissione Trasporti della Camera, che ha a sua volta sottoscritto l'appello, e al quale chiediamo di farsi promotore presso gli altri membri della Commissione Trasporti di una azione volta a far si che l'appello trovi ascolto presso il Presidente e presso il Governo a nome dei pendolari italiani.

In occasione dell’inaugurazione del prossimo Salone Nautico, chiederemo di poterlo consegnare direttamente al Ministro dei Trasporti che presenzierà l’inaugurazione, e che è uno dei destinatari dell’Appello, chiedendogli di prestare orecchio alle ragioni di milioni di cittadini che chiedono una scelta decisa in favore del trasporto pubblico.

No allo smantellamento del trasporto pubblico, Si alla mobilità sostenibile per una qualità della vita migliore.

domenica 25 settembre 2011

Appello in difesa del trasporto pubblico

L’allarme è stato lanciato da tutte le Regioni: se il Governo non cambierà idea, dal 2012 potrà essere davvero molto difficile viaggiare in treno o sugli autobus.
Si prevedono tagli al 75% delle risorse per il trasporto pubblico, e le regioni stanno già pensando a drastiche riduzioni del servizio unite ad aumenti insostenibili dei prezzi di biglietti e abbonamenti.

E’ giunto il momento di fare giungere la nostra voce ai vertici dello Stato, perché troppo spesso il popolo dei pendolari rimane inascoltato, pur essendo composto da quasi tre milioni di cittadini.

Insieme a tanti altri Comitati di Pendolari sparsi in tutta Italia, il cui numero sta ogni giorno crescendo, abbiamo pensato di inviare un appello al Presidente Napolitano e ai Ministri del Tesoro e dei Trasporti perché vengano riconsiderate le ipotesi di taglio alle risorse del trasporto pubblico, per ricordare a chi ci governa che il trasporto pubblico non è un servizio secondario, ma un servizio che riveste una importanza vitale per tantissimi cittadini e per le loro famiglie, che non possono accettare di vederselo sottrarre senza reagire.

Questo appello verrà recapitato al Presidente, ai Ministri e ai media, per darvi la massima diffusione. Naturalmente ogni comitato sarà tenuto a darvi a sua volta la massima diffusione, anche presso le Amministrazioni Locali, perché il nostro NO ai tagli giunga forte e chiaro a tutti i livelli istituzionali.

In occasione dell’inaugurazione del prossimo Salone Nautico, chiederemo di poterlo consegnare direttamente al Ministro dei Trasporti che presenzierà l’inaugurazione, e che è uno dei destinatari dell’Appello, chiedendogli di prestare orecchio alle ragioni di milioni di cittadini che chiedono una scelta decisa in favore del trasporto pubblico.

No allo smantellamento del trasporto pubblico, Si alla mobilità sostenibile per una qualità della vita migliore.

Il testo dell'Appello:

Appello per il trasporto pubblico: no al taglio delle risorse, no al taglio del servizio
Togliere risorse al trasporto pubblico (treni, autobus, metropolitane, ecc.) è un grave errore strategico poiché se da un lato viene limitato il diritto alla mobilità dei cittadini, dall’altro si aumentano i costi sociali legati a incidentalità, congestione ed inquinamento, si deprime l’economia e si causa un generale peggioramento della qualità della vita.

Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Ministro dell’Economia
Al Ministro dei Trasporti

Signor Presidente, Signori Ministri,sono quasi 3 milioni i cittadini che ogni giorno basano sulla disponibilità di mezzi di trasporto pubblici la loro possibilità di andare al lavoro, a scuola, all’università, e, in generale, a svolgere le loro più diverse attività.

Usare i mezzi pubblici non significa solo poter disporre di un modo economico per spostarsi dalla propria abitazione verso la destinazione prescelta, ma significa scegliere una modalità di trasporto in grado di coniugare con efficacia diversi importanti vantaggi: un minor inquinamento ambientale, un minor congestionamento delle strade, una minore incidentalità con i connessi alti costi sociali, per non citarne che alcuni. Nell’insieme, una mobilità collettiva efficiente è un fattore in grado di migliorare in modo sensibile la qualità della vita percepita dai cittadini.

La Manovra varata dal Governo prevede per il 2012 ulteriori tagli nei trasferimenti alle Regioni, tagli che si abbattono, in particolare, sul trasporto pubblico mettendone in pericolo la stessa sussistenza, atteso che si parla di una riduzione del 75% delle risorse.

Attuare una simile misura impedirebbe da un lato a centinaia di migliaia di studenti e lavoratori di muoversi e dall’altro provocherebbe il caos poiché farebbe aumentare il traffico e la congestione delle nostre strade, già in molti casi oltre il livello di guardia.

Per ovviare parzialmente ai tagli le Regioni non avrebbero altra scelta che aumentare in modo insostenibile il prezzo dei biglietti e degli abbonamenti, e questo nel bel mezzo di una crisi economica che erode stipendi e pensioni sempre più insufficienti a far fronte alle necessità quotidiane.

L’aumento dell’IVA al 21% porterà inoltre un ulteriore aumento del costo della vita e in particolare dei trasporti, con un ulteriore effetto negativo sul potere d’acquisto dei cittadini, andando a colpire, proporzionalmente, le fasce più deboli, numericamente in costante aumento.

Anche le conseguenze dei tagli al trasporto pubblico sul sistema economico nel suo complesso saranno molto negative, abbiamo già accennato ai costi sociali dovuti a congestione, inquinamento e relative malattie, incidentalità, che già oggi costano al Paese ben 2 punti di PIL e che una più attenta politica in favore della mobilità collettiva e sostenibile potrebbe sensibilmente abbassare, liberando risorse per investimenti in grado di creare occupazione e migliore qualità della vita.

Impiegare risorse in trasporto pubblico e mobilità sostenibile non è un costo, ma un investimento che riveste un carattere anticiclico nei confronti di una crisi economica dalla quale sarà possibile uscire solo se saremo in grado di immaginare un futuro diverso e migliore della realtà in cui viviamo oggi. Non è giocando in difesa, ripiegati su noi stessi, così come prefigura appunto una politica di soli tagli, che potremo vincere le sfide della mondializzazione economica.

Pensiamo che la mobilità collettiva faccia parte di questa visione del nostro futuro, insieme ad una economia che punti con decisione sull’innovazione e sullo sviluppo sostenibile, ed è per questo che ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, ed a Voi, Signori Ministri dell’Economia e dei Trasporti, perché sia riconsiderata l’ipotesi di tagliare le risorse ad un settore non solo vitale per milioni di cittadini, ma dal quale l’economia potrebbe trarre grande impulso.

Confidando che questo appello non resterà inascoltato, rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, e ai Signori Ministri, il nostro sincero ringraziamento per l’attenzione prestata alla voce di milioni di cittadini.

Coordinamento dei Pendolari Liguri (pendolariliguri@libero.it)

Abbonati Genova-Milano (newsletter@genovamilano.it)

Associazione Pendolari dell'Acquese (alfio.zorzan@libero.it)

Comitato Pendolari Sicilia (pendolaripa@yahoo.it)

Comitato Pendolari Alto Friuli (comitatopendolarigemonaudine@gmail.com)

Pendolari Alta Valle Scrivia (biswas.priscilla@hsr.it)

Comitato Pendolari Alta Valsusa (pendolarialtavalsusa@libero.it)

Associazione Utenti Ferrovia Chivasso - Ivrea – Aosta (agostino.petruzzelli@alice.it)

Comitato Spontaneo Pendolari Cuneo-Torino (pendolaricuneotorino@libero.it)

Comitato Spontaneo Pendolari Torino-Milano (carbonari.giacherio@libero.it)

Associazione Pendolari Novesi (rikmarta@gmail.com)

Pendolari della Alessandria - Milano (fabio.petrocchi@gmail.com)

Comitato Utenti Trenitalia del Ponente Ligure (lpssst@gmail.com)

Coordinamento Provinciale Pendolari Pavesi (info@coordinamentopendolari.it )

Comitato Pendolaristanchivda (mauro.filingeri@libero.it)

Comitato Pendolari della Lombardia (giorgio.daho@libero.it)

Associazione Pendolari e Trasporti Biellesi (binviaggio@virgilio.it)

Pendolari Milano – Treviglio (pendolari31gennaio05@libero.it)

Comitato Pendolari Roma-Firenze (pendolari.romafirenze@gmail.com)

Comitato Pendolari Genova – La Spezia – Parma (giorgia.franchi@gmail.com)

Associazione Metrogenova (info@metrogenova.com)

Federconsumatori (federconsumatori@virgilio.it)

Movimento dei Consumatori (genova@movimentoconsumatori.it)

Confconsumatori (conf.genova@gmail.com)

Altroconsumo Liguria (galiazzodino@libero.it)

Cub Trasporti Nazionale (cubtrasportinazional@libero.it)

giovedì 22 settembre 2011

Trasporto pubblico locale: i dati e le conseguenze delle manovre

(regioni.it) Si riporta di seguito la nota diffusa in occasione della conferenza stampa del 15 settembre.


Il passato (fino al 2010)
Il servizio ferroviario effettuato da Trenitalia nelle 15 regioni a statuto ordinario produce annualmente , pari a oltre tre milioni di corse.168 milioni di treni-km;
I passeggeri trasportati sono circa 600 milioni all'anno.
Per questo servizio le Regioni pagano un corrispettivo di circa 1850 milioni di euro (+Iva), che copre mediamente il 65% dei costi (il resto è coperto dagli introiti tariffari).
Di questi 1850 milioni, 1181 milioni fino al 2010 arrivavano direttamente dallo Stato alle Regioni come “trasferimenti Bassanini” (importo mai adeguato all'inflazione dal 2001).
Solo per il triennio 2009-2011, lo Stato aveva aggiunto altri 430 milioni annui, da riconoscere direttamente a Trenitalia. Queste risorse hanno permesso la sottoscrizione dei nuovi contratti di servizio, valevoli per 6 anni, come richiesto dalla Legge 33/2009, e con un incremento del corrispettivo unitario a treno-km del 35% circa (da 8 a 11 €/km in media) e a programmare nuovi investimenti in materiale rotabile.
Per gli anni seguenti, lo Stato aveva previsto nella Finanziaria 2008 la “fiscalizzazione” delle risorse per Trenitalia, che le avrebbe rese “strutturali”, cioè garantite per gli anni a venire, ma la norma è stata cancellata dal DL 78 del 2010.
La quota restante (circa 230 milioni) è coperta da risorse autonome regionali, che si sono anche fatte carico dell’adeguamento all’inflazione, richiesto da Trenitalia (1.5% annuo).
In questo modo, nel 2009-2010 il sistema ha raggiunto l’“equilibrio economico” rivendicato da FS, che ha permesso di risanare il bilancio dell’Azienda.

Il presente (2011)
I tagli della (DL 78) hanno azzerato i trasferimenti “Bassanini”, che valevano 1635 milioni per il TPL, e dei quali le risorse per Trenitalia (1181 milioni) rappresentavano la voce più rilevante.

Successivamente, l’Accordo Governo-Regioni del 16/12/2010 ha promesso di recuperare risorse una tantum per Trenitalia, fino a 1272 milioni, mitigando così i tagli, ma per il solo anno 2011.
Di tutte queste risorse, ad oggi sono state ripartiti e assegnati alle Regioni solo 372 milioni. Le Regioni hanno pertanto dovuto pagare Trenitalia anticipando risorse proprie.
Molte Regioni hanno fatto fronte ai tagli facendo aumenti straordinari delle tariffe (fino al 20-25%), in modo da garantire un migliore equilibrio tra corrispettivi e ricavi da traffico ed evitare di tagliare i servizi.
Anche i 430 milioni previsti per Trenitalia risultano ad oggi erogati all’Azienda solo in minima parte (un anno su tre).

Il futuro (dal 2012)
A partire dal 2011 il DL 98 ha istituito un nuovo Fondo per il trasporto pubblico locale, con una consistenza di soli 400 milioni, che per ora rappresenta l’unica risorsa certa dal 2012 in poi.La fiscalizzazione delle risorse per i servizi ferroviari è stata reintrodotta con il DLgs 68/2011. Tuttavia il disposto legislativo non ha avuto alcun seguito pratico.

La Manovra in via di approvazione (conversione DL 138) non aggiunge nulla a questa situazione, nonostante le numerose richieste delle Regioni.
Di conseguenza non viene reintegrato alcun trasferimento Bassanini riguardante il TPL, già cancellato dalla Finanziaria 2010 (totale 1635 milioni).
Non è previsto alcun reintegro anche per i 430 milioni che erano disponibili per Trenitalia nel triennio precedente.
Il taglio complessivo dei trasferimenti destinati al Trasporto pubblico locale è pertanto di 1665 milioni di euro, dato da 1635+430-400.
La quota di questo taglio direttamente riferita ai contratti Trenitalia è pari a 1200 milioni, che rappresentano il 65% del corrispettivo annuo Trenitalia.
Le Regioni non possono far fronte a questa riduzione, anche ipotizzando di ripartirla sui restanti settori del TPL (ferrovie regionali e autolinee).
Le conseguenze della mancanza di risorse
In assenza di altri provvedimenti, le Regioni saranno costrette a far fronte al taglio con:
, in misura tale da condurre all'azzeramento dei servizi.Taglio dei servizi
Azzeramento degli investimenti in materiale rotabile (Trenitalia ha già dichiarato che non potrà più rispettare gli impegni sottoscritti nei contratti).
Aumento delle tariffe, in aggiunta agli aumenti già fatti nel 2011 e in misura tale da risultare socialmente insostenibile.
Effetti sull’occupazione: a seguito dei tagli dei servizi si determinerà un esubero di migliaia di dipendenti del comparto.
Impatti economici e ambientali: impatto rilevantissimo sul sistema economico del territorio, sulle singole famiglie, sulla congestione e l’inquinamento, oltre a un impatto significativo sull'indotto (materiale rotabile, manutenzione, ecc.).
Contenziosi con le aziende ferroviarie e del TPL per l’impossibilità di rispettare contratti già sottoscritti.

domenica 18 settembre 2011

Liguria, sos ferrovie un calvario per chi viaggia

Repubblica Genova

Liguria, sos ferrovie un calvario per chi viaggia
VITTORIO COLETTI

L´ALTRA sera, alla festa democratica del Porto Antico, contestando violentemente l´ad delle Ferrovie, gli antitav hanno fatto passare in secondo piano la civile protesta dei parenti delle vittime della strage di Viareggio e hanno contribuito con la loro prepotenza a non far notare che, se lì ci fossero stati anche rappresentanti dei viaggiatori, dei pendolari, degli abbonati al treno ecc., altrettante sarebbero state le rimostranze contro l´ineffabile Moretti. Non c´è in effetti un servizio che sia così programmaticamente peggiorato, specie in Liguria, quale quello delle Ferrovie. Sembra che ogni innovazione sia stata studiata apposta per far del male ai passeggeri. Perfino acquistare un biglietto è diventata un´impresa: biglietterie chiuse o con pochi addetti, code interminabili, macchinette non semplici per i più e spesso fuori servizio, multe pesanti se non lo si riesce a comperare prima di salire.
L´ho verificato una di queste mattine sull´IC Genova-Milano, quando a Voghera è salita una ragazza trafelata perché doveva correre in ospedale a Milano da un congiunto ricoverato d´urgenza. La ragazza (così ha raccontato) ha subito informato il capotreno di non avere fatto in tempo ad acquistare il biglietto (da 8 euro) e il funzionario le ha detto che doveva pagare 58 euro (50 di penale!). La ragazza ha in tasca solo 45 euro e chiede quindi di poter regolarizzare il suo debito una volta a casa, fornendo allo scopo le sue generalità. Ma la multa sale a 200 euro! E non è finita. A Pavia piomba su di lei un supercontrollore megagalattico che le intima di scendere. Ritenendo che 200 euro siano sufficienti per un viaggio Voghera Milano, la ragazza si rifiuta. Il supercontrollore la minaccia di una multa di 100 euro per ogni minuto di ritardo del treno, perché (proclama) non farà ripartire il convoglio sin che lei non sarà scesa, e, al persistere del rifiuto, chiama la polizia. A questo punto i passeggeri si ribellano; protestano perché il treno non riparte e chiedono allo scostante cerbero cosa pagano ai viaggiatori le Ferrovie per ogni minuto dei loro abituali ritardi. La polemica, che divampa nella carrozza solidale con la ragazza, e l´arrivo di saggi poliziotti, che consigliano buon senso, inducono il supercontrollore a battere in ritirata; il treno finalmente riparte. Cosa capiterà ora alla sventurata viaggiatrice, trattata come una delinquente, non so. È roba da tribunale dell´Aja questa vessazione dei passeggeri da parte delle Ferrovie. Pensiamo appunto ancora all´acquisto del biglietto. Non solo è difficile e lungo farlo, ed è, come si è visto, proibitivo salire a bordo senza averlo, pur contattando subito il controllore per regolarizzare la propria posizione. Bisogna anche sapere quando precisamente si prenderà il treno e perciò, se non si è in grado di prevedere se il lavoro finirà martedì sera o mercoledì mattina, non si potrà comperare il biglietto dell´IC sino all´ultimo, con i problemi di cui sopra. Oggi il biglietto ve lo dovete procurare con largo anticipo, ma anche sapere precisamente giorno e ora in cui partirete e poi avrete finalmente la certezza di poter viaggiare nella carrozza più affollata del convoglio, perché il computer ammassa i passeggeri uno vicino all´altro con criteri ciechi. Le Ferrovie sono l´immagine dell´Italia berlusconiana. Un po´ di facciata rifatta (l´alta velocità) e molta sciatteria di sostanza. Un servizio che ha per nemici i suoi clienti, alle cui proteste sa solo rispondere con denunce e minacce. Tempi di percorrenza biblici, carrozze sporche, ritardi per guasto a non finire. Oggi, Comuni e Regioni protestano contro gli ennesimi tagli, che, in particolare, danneggeranno proprio il trasporto pubblico. Mi chiedo perché lo facciano solo ora, quando da anni i servizi essenziali sono ridotti e peggiorati, quello ferroviario più di altri. Il suo peggioramento, nella nostra regione e sulla tratta per Milano, è tale che ci si chiede cosa potrà succedere ancora. È certo che non ci si può accontentare di sperare nel raddoppio lentissimo o nel terzo valico utopico, soluzioni necessarie ma troppo di lungo periodo. La Regione dovrebbe studiare soluzioni alternative immediate. Al limite favorire l´istituzione di regolari e frequenti linee di pullman autostradali, come accade in tante zone d´Italia dove il servizio ferroviario è scadente.La violenza degli antitav contro Moretti è stata intollerabile. Ma cittadini, e soprattutto liguri, esasperati contro l´uomo simbolo del degrado e dell´arroganza ferroviaria ce ne sono molti.

domenica 11 settembre 2011

Costi quadruplicati e previsioni di traffico incerte. Ecco “il libro nero dell’Alta velocità”

da Il Fatto Quotidiano


La Torino-Lione è stata varata nel 2003 con un costo annunciato, per la sola parte italiana, di 2,3 miliardi. Nel 2010 il preventivo è stato aggiornato a 8 miliardi di euro. Da oggi, e poi ogni mercoledì e sabato, ilfattoquotidiano.it pubblicherà i capitoli del libro inedito di Ivan Cicconi sulla storia della Tav: la minuziosa e preziosa ricostruzione non solo delle cifre, ma anche dei misteriosi passaggi politici e affaristici di quella che l'autore definisce "la più grande rapina mai vista alle casse dello Stato"


Novanta miliardi di euro già spesi. Altri venti ancora da buttare via. Una colossale truffa o, nella migliore delle ipotesi, un gigantesco sperpero di denaro pubblico. Quello che sta avvenendo con la costruzione della nuova ferrovia ad alta velocità (o alta capacità, secondo il recente ipocrita eufemismo) Torino-Lione non è un inedito, ma la replica di ciò che conosciamo perché è già avvenuto con le linee costruite finora. Il piano per l’alta velocità da Torino a Trieste e da Milano a Napoli fu varato nel 1991, con un costo annunciato di 14 miliardi di euro, per la maggior parte a carico dei privati. Il costo calcolato oggi è di 90 miliardi di euro tutto a carico dello Stato. Sei volte tanto. La Torino-Lione è stata varata nel 2003 con un costo annunciato, per la sola parte italiana, di 2,3 miliardi. Nel 2010 il preventivo è stato aggiornato a 8 miliardi di euro. Il che significa che, sulla base dell’esperienza, il conto finale potrebbe salire fino a una ventina di miliardi. Per una ferrovia di cui nessuno è in grado di argomentare l’utilità. Stiamo parlando in tutto di 110 miliardi di euro.La minuziosa e preziosa ricostruzione non solo delle cifre, ma anche dei misteriosi passaggi politici e affaristici che da un quarto di secolo consentono la più grande rapina mai vista alle casse dello Stato, è stata fatta da Ivan Cicconi in “Il libro nero dell’Alta velocità”, che da oggi i lettori del Fatto potranno scaricare in anteprima. Sette capitoli, sette stazioni di una via crucis che inizia negli anni ’80 (clicca qui per leggere il primo capitolo “La madre di tutte le bugie”). Un affare talmente ben strutturato da attraversare senza danni apparenti la stagione di Mani Pulite e da resistere al crollo della Prima repubblica per diventare un’architrave della Seconda. Eppure gli esiti nefasti erano già noti fin dall’inizio, come dimostra una lettera di 18 anni fa che Cicconi rivela.L’importanza di questa vicenda non risiede solo nelle dimensioni. E’ una storia esemplare e quindi istruttiva. E’ esemplare di come gli interessi dei costruttori riescano a imporsi sulla politica e a oscurare qualsiasi dubbio sulla congruità dei costi e sulla stessa utilità dell’opera. Scrive Cicconi sulla Val di Susa: “Secondo le valutazioni ufficiali di FS l’attuale infrastruttura può garantire un traffico di merci fino a 32 milioni di tonnellate, nel 2003 si prevedeva il raggiungimento di questo volume nel 2015. Dal 2003 al 2010 il volume di traffico non solo non è aumentato ma è addirittura diminuito del 72 per cento. Nel 2010 sono transitate 2,4 milioni di tonnellate di merci, il 7,5% della potenzialità consentita dalla linea storica”.Ancora più impressionante la ricostruzione di come entra in partita la tratta Milano-Genova, ferma sulla carta da vent’anni, ma sempre pronta a partire. All’origine c’è il consorzio Cociv, che nel decisivo 1991 faceva capo alla Montedison: “Un’autorevole testimonianza in tal senso – scrive Cicconi – ci verrà fornita da Sergio Cusani molti anni dopo. Invitato in Val di Susa nel 2006 a portare la sua testimonianza sull’affare Alta velocità ai tempi di Tangentopoli, racconterà che la spartizione delle sei tratte, fra FIAT, ENI ed IRI, con la cooptazione delle imprese private e cooperative, aveva mandato su tutte le furie il Gruppo Ferruzzi che, reduce come ENI dall’affare EniMont, non poteva tollerare di restare fuori dall’affare del secolo, definito e spartito a tavolino”. In poche settimane la Milano-Genova venne aggiunta al progetto.E’ così che vent’anni fa un gruppo di persone organizzò il debito futuro a carico della generazione successiva. E’ così che oggi i profeti della Tav in Val di Susa stanno preparando un nuovo debito pazzesco per i loro (e nostri figli). Il segreto di questi affari è che quando si scopre l’imbroglio è troppo tardi per prendersela con chi l’ha fatto, perché nel frattempo è morto o fuorigioco. Il libro di Cicconi rievoca a questo proposito la preziosa e profetica testimonianza di Luigi Preti, padre costituente, uno dei massimi leader socialdemocratici, più volte ministro, anche dei Trasporti. morto nel 2009 a 95 anni. Il 13 febbraio 1993, già fuori dai giochi, ma ancora tenacemente interessato alla cosa pubblica, Preti scrive una lunga e profetica lettera al ministro del Bilancio Franco Reviglio. Il libro di Cicconi la riporta integralmente. Ma basta rileggerne qualche passo per capire che, quando sono in ballo grandi investimenti di denaro pubblico, vigilanza e lungimiranza non bastano mai.Ecco qualche anticipazione del documento:“Comincio col dirti che non è in nessuna maniera accettabile la tesi che l’Alta velocità sarebbe “un sostegno allo sviluppo e all’occupazione” nonché “uno strumento utilizzabile per ridare ossigeno all’industria nazionale”. Se si tratta di aiutare la FIAT, l’IRI e l’ENI – che sono i general contractor – per fare guadagnare ad essi qualcosa, può esser compreso da alcuno, ma non da me. L’industria non si sviluppa con questi lavori di costruzione, ma con imprese destinate a durare. D’altro lato, dieci o quindicimila persone eventualmente impegnate per alcuni anni nei lavori dell’Alta velocità sono ben piccola cosa sul fronte dell’occupazione. Senza contare che altri lavori, intesi a mettere a posto tante linee ferroviarie in pessime condizioni già esistenti, darebbero almeno lo stesso risultato.:“La delibera del 9 dicembre ‘92 del Bilancio, del Tesoro e dei Trasporti, della quale tu mi invii copia, stabilisce che lo Stato (ossia le Ferrovie) non dovrà pagare di interessi più di 5.500 miliardi per l’intera costruzione della tratta Torino-Milano-Napoli. Gli eventuali superi dovrebbero essere pagati dalla TAV con i proventi della gestione. Ciò mi pare assurdo, perché non esistono ferrovie attive in nessun Paese del mondo”:“Si dice che la TAV, inventata da Necci (Lorenzo Necci, amministratore delegato delle Fs dal 1990 al 1996, quando si dimise in seguito a un arresto, n.d.r.), avrebbe il pregio di coinvolgere i privati nella Società. Questo è assurdo, perché io ho l’elenco nominativo degli Enti o Società che dovrebbero sottoscrivere una parte delle azioni, ma questi sono quasi tutti pubblici, a partire dalla Banca Commerciale, dal Credito Italiano, dalla Banca Nazionale del Lavoro, dalla Banca delle Comunicazioni. Il cosiddetto capitale privato non arriva nemmeno al 10%, e dubito molto che venga immediatamente sottoscritto con effettiva disponibilità di denaro. Ho visto che tra i privati ci sarebbe la Fondiaria. Ma non credo che il Gruppo Ferruzzi, il quale oggi la controlla, sia in grado o comunque sia disposto a sborsare denari. La verità è che questa è solo una montatura di Necci per convincere il governo di una “grande novità”, che in realtà non esiste. Tutto sarà pagato dal Tesoro dello Stato, se l’operazione si dovesse fare”.“Nel documento si dice che il prezzo forfettario per le nuove tratte non potrà in nessun modo cambiare e i general contrctors dovranno consegnare “chiavi in mano” nei tempi previsti. Sono matematicamente sicuro che i general contractor troveranno il modo di farsi pagare di più, indipendentemente dalla scusa degli scavi archeologici. Poiché l’ENI e l’IRI in quel momento avranno verosimilmente cessato di esistere, coloro che succederanno porranno il problema della maggiorazione delle spese. Per quanto poi riguarda la FIAT, sappiamo benissimo che essa sa facilmente risolvere questi ed altri problemi e lo Stato è sempre verso di essa molto comprensivo”.“La delibera dice che le tariffe dovranno essere stabilite in base ai proventi del traffico in modo che sia prodotto un reddito sufficiente almeno a coprire il servizio del debito direttamente o indirettamente a carico dello Stato. Mi sembra di essere nel mondo delle nuvole! Prima infatti si dovrebbero costruire le linee ad Alta velocità (con tutti i costosissimi annessi), e poi successivamente la TAV dovrebbe mettere tariffe tali da coprire il servizio del debito dello Stato. Questo è impossibilissimo. Quando io sarò morto e tu, Necci, Tesini e Barucci sarete vecchi, colui che presiederà al momento la TAV dirà che non è umanamente possibile fare ciò che il documento prevede. Così come io ho sempre detto, pagherà tutto lo Stato dei nostri figli e nipoti”.

sabato 10 settembre 2011

Moretti e il dibattito mancato: la sconfitta della politica

Quello che è successo alla Festa del PD a Genova, dove la contestazione ha reso impossibile lo svolgimento di un dibattito cui era stato invitato l’AD del gruppo FS, Mauro Moretti, è la rappresentazione plastica di quanto la politica non riesca più, oggi, ad esercitare il suo ruolo, che dovrebbe essere in primis quello di mediare tra diversi interessi ed istanze, per giungere ad una sintesi in grado di ricomporre le fratture e dare risposte il più condivise possibili.

Il dibattito, dicevamo, aveva quale tema il “Trasporto Ferroviario. Servizio per i pendolari e alta velocità al tempo delle liberalizzazioni”. Invitati a parlare di questo tema erano Marco Filippi, senatore, Mauro Moretti Ad FS, Debora Serracchiani, europarlamentare, Paolo Pissarello, Vicesindaco Comune di Genova, “moderati” da Matteo Mauri, Resp.le nazionale Infrastrutture e trasporti del PD.

La serata si annunciava “calda”: ad accogliere Moretti c’era una folta rappresentanza dei familiari delle vittime della Strage di Viareggio, che ne richiedono da tempo le dimissioni, e un altrettanto folto gruppo di No Tav al grido di “giù le mani dalla Val Susa”.

Ufficialmente assenti (ma invece presenti) i pendolari: non invitati a parlare sul palco, pur essendo (in teoria) tra i protagonisti della serata, o così almeno sembrava, leggendo il titolo del dibattito. Avremmo voluto sollevare alcune questioni e sollecitare un confronto, civile e costruttivo come è nostro costume, e a tale scopo avevamo predisposto 10 proposte/domande, che trovate pubblicate qui.

Saremmo riusciti ad ottenere questo confronto? A dire il vero non ne siamo sicuri, poiché già in altre occasioni Moretti si era sottratto al pubblico confronto con noi pendolari. Di certo, la veemente contestazione (non entriamo nel merito delle argomentazioni di tale contestazione) nei confronti dell’AD ha di fatto reso impossibile ogni dibattito, legittimando la sua ennesima ritirata e dotandolo in più di un’aria da martire che sembra essere francamente degna di miglior causa.

Penso che Moretti, in cuor suo, sia stato molto contento di questa contestazione, che l’ha esentato dal dover rispondere a domande precise, che gli ha permesso di non doversi impegnare in ragionamenti per lui molto fastidiosi e giustificare il disastro del servizio ferroviario locale, che è poi quello che i pendolari maggiormente usano. Per non parlare del tema delle liberalizzazioni, delle gare e della concorrenza, che Moretti teme più della peste e che si impegna con ogni mezzo a contrastare.

Certo, non possiamo esimerci dal pensare che, forse, la politica avrebbe potuto provare ad evitare questo triste spettacolo, se fosse riuscita ad esercitare pienamente il suo ruolo. Dopo tutto, era in una sede politica che ci trovavamo, una festa di partito che, mi sembra, nella ricchezza del dibattito avrebbe tutto da guadagnare.

Forse, e dico forse, se si fosse provato ad accogliere e ad ammettere al dibattito anche i rappresentanti della cosiddetta “società civile” (familiari delle vittime, No Tav, pendolari) permettendo loro di esporre civilmente le loro ragioni, predisponendo un percorso accettabile per tutti, magari qualche ragionamento, oltre alle urla, si sarebbe sentito.

Sono rimasta molto amareggiata dalla piega che la serata ha preso, e anche leggermente spaventata quando ho visto la polizia arginare i No Tav sempre più vocianti e insultanti. Torno a dire: questa è la sconfitta della politica, l’afasia di chi (gli uni e gli altri, i politici di professione e gli antagonisti) non riesce a comunicare se non la propria autoreferenzialità e marca così sempre più accentuatamente lo scollamento tra paese virtuale e paese reale.

Moretti ringrazia, e se ne va, lasciando senza risposte quanti erano venuti per assistere ad un dibattito e a cercare risposte nel merito delle questioni. La sconfitta della politica, appunto.

mercoledì 7 settembre 2011

Viaggio infernale, giudice condanna Trenitalia "Pendolare umiliata", risarciti i danni morali

di Luca Fazzo (Il Giornale)


La donna ha viaggiato per anni in condizioni infernali, ta sporcizia, sovraffollamento e ritardi. Quando ha sporto denuncia, un giudice di pace di Milano le ha dato ragione. Risarciti i 500 euro dell’abbonamento, ma anche i danni esistenziali provocati dallo sballottamento.



Milano L’esempio, se venisse seguito, potrebbe avere conseguenze devastanti per Trenitalia. Ma aprirebbe orizzonti di riscatto a centinaia di migliaia di pendolari costretti a iniziare e a finire le loro giornate pigiati sui convogli del trasporto pubblico, tra sporcizia e ritardi. Un giudice di pace di Milano, con una sentenza probabilmente senza precedenti, ha condannato le Ferrovie dello Stato a risarcire integralmente il costo dell’abbonamento ad una pendolare che aveva fatto causa all’azienda, lamentando le condizioni intollerabili del servizio offerto. E che il giudice nella sentenza definisce «gravemente umilianti».
La storia non dice il nome della signora che ha rotto l’incantesimo. Si sa che è una qualunque dell’esercito di lavoratori che ogni mattina si riversa su una delle tratte classiche del trasporto locale lombardo: da San Zenone al Lambro a Milano-Rogoredo, meno di venti chilometri che tra le sei e le otto del mattino i convogli di Trenitalia dovrebbero percorrere in ventuno minuti. Ma nella denuncia presentata dalla signora, dopo anni di su-e-giù dal capoluogo, quei ventuno minuti sono quasi una eccezione: il treno da San Zenone parte un po’ quando gli pare, e altrettanto imperscrutabili sono gli orari dell’arrivo. E quando anche il treno non è in ritardo, sono le condizioni igieniche e di sovraffollamento dei vagoni, secondo il racconto della signora, ad essere difficilmente accettabili.
Per un bel po’ la viaggiatrice ha subìto, limitandosi a partecipare al brontolìo dei suoi compagni di sventura. Poi ha deciso di passare alle vie legali e il giudice - come riferisce Marco Donzelli, presidente del Codacons, le ha dato ragione, condannando Trenitalia non solo a restituirle i 500 euro dell’abbonamento, ma anche a risarcirle i danni esistenziali provocati dallo sballottamento.
«Non si dovrebbe essere costretti a rivolgersi all’autorità giudiziaria - commenta Donzelli - anche perché la vertenza legale è uno strumento costoso. Ma Trenitalia non sente altro linguaggio. Il servizio offerto ai pendolari è sempre più costoso e sempre più schifoso. Per questo è sacrosanto che la signora abbia ottenuto il risarcimento dell’intero costo dell’abbonamento: non siamo davanti ad una inadempienza parziale, ma a comportamenti che coinvolgono tutti gli aspetti del servizio. Trenitalia non ha fatto ciò per cui è stata pagata, cioè portare a destinazione questa signora nei tempi previsti e in condizioni decenti. Per cui deve restituire i soldi che ha incassato».
A questo punto scatteranno le class action? «Sarebbe legittimo. Ma la legge italiana non rende facile l’accesso a questo strumento».

lunedì 5 settembre 2011

Il trasporto di passeggeri in Italia: le (principali) questioni aperte


  1. Divisione tra trasporto pubblico locale e lunga distanza: opportunità federalista oppure preludio alla scomparsa del servizio pubblico? Sono in previsione tagli fortissimi (si parla del 75%!) al TPL tanto che le Regioni vogliono rimettere le deleghe al Tesoro, che possiede Trenitalia.

  2. Il Tesoro prima aumenta i costi del servizio, poi toglie i fondi alle Regioni, come ovviare a questa contraddizione posto che le Regioni hanno pochissima autonomia impositiva?

  3. Non sarebbe forse il caso di rivedere l’impostazione complessiva del sistema dei trasporti nazionale, riconducendo parte dei proventi dell’AV a sostenere il tpl locale?

  4. Diminuire i costi del tpl senza penalizzare la quantità e qualità del servizio: liberalizzazioni delle aziende e maggiore concorrenza e gestione regionale tramite Authority.

  5. Contratti di servizio non più imposti alle Regioni dal gestore, ma viceversa studiati e messi a punto dalle Regioni in base alle esigenze e alle scelte politiche dell’Ente. Problema della certezza delle risorse: devono giungere in automatico alle Regioni in base a parametri definiti (numero abitanti, conformazione territorio, domanda stimata con metodi scientifici).

  6. Certificazione dei costi dei servizi di trasporto. Serve maggiore trasparenza e capacità di controllo da parte delle Regioni.

  7. Necessità di integrare tutti i sistemi di trasporto pubblico: l’esempio della Francia e delle autorità di area metropolitana.

  8. Chiarezza delle scelte: mentre sulle strade ed autostrade è più facile trovare soldi e investimenti, sulle ferrovie ed il TPL in genere il Pubblico tende a non investire, o molto meno in proporzione. E’ tempo di risalire questa china e diminuire il gap.

  9. Grandi opere: perché non si inizia a migliorare, là dove possibile, le infrastrutture esistenti? A volte si ha l’impressione che quello che interessa non è l’utilità dell’opera, ma la realizzazione dell’opera stessa: senza chiare analisi di costi e benefici si parla spesso di fare opere faraoniche là dove si potrebbero potenziare quelle esistenti. Il tempo passa e poi non si fa nulla, oppure si iniziano opere che durano decenni senza mai arrivare alla fine, perché i soldi sono sempre meno. Intanto l’economia declina e ci si mangia il frutto e il capitale.

  10. Costi sempre crescenti per gli utenti: da un lato la progressiva diminuzione (fino alla prossima abolizione) dei finanziamenti statali al contratto di servizio sul trasporto universale a medio lunga distanza negli ultimi 8 anni hanno ridotto enormente l'offerta di treni Exp o IC, dall'altro politiche commerciali di Trenitalia stanno indirizzando obbligatoriamente la clientela sull'offerta sul "primo livello" ovvero i treni AV per mancanza totale di offerta di secondo livello (vedi tratta Napoli-Roma).

sabato 3 settembre 2011

MANOVRA BIS: MORETTI, PER IMPATTO SU SERVIZI FS ATTENDIAMO REGIONI

Moretti fa finta di non sapere che se le Regioni non hanno i soldi per pagare l'esoso contratto di servizio imposto a suo tempo proprio da lui, la colpa è del suo principale, ossia di Tremonti. Il Ministero del Tesoro possiede il 100% della proprietà del gruppo FS. Moretti fa finta di non sapere che lui è l'esecutore delle volontà "omicide" del Governo nei confronti del trasporto pubblico locale.


03-09-11

(ASCA) - Cernobbio , 3 set - Per conoscere le conseguenze della manovra sull'attivita' delle Ferrovie dello Stato bisognera' attendere le decisioni delle regioni, titolari dei contratti per il trasporto universale. Lo ha detto l'amministratore delegato, Mauro Moretti, a margine del Workshop Ambrosetti di Villa d'Este.La manovra, ha spiegato, ''per il 2011 non dovrebbe avere effetti, anzi avremo un andamento migliore rispetto al 2010.Per il 2012, nei servizi a mercato, non abbiamo particolari cambiamenti da fare mentre per i servizi universali stiamo aspettando''.''Vediamo gli allarmi lanciati dalle regioni'' ha aggiunto ''dobbiamo capire come sara' la manovra e cosa le regioni, che sono titolari dei contratti, intendono fare''.''E' indubbio che se non ci saranno soldi non ci saranno servizi'' ha concluso ''ma dovrebbero dircelo per tempo perche' ci sono tante cose da regolare, a partire dal lavoro''.
fgl/cam/ss

Scattano i lavori alla galleria Ruta: disagi in vista

Lunedì 5 settembre i lavori di manutenzione straordinaria alla galleria Ruta entreranno nel vivo e faranno scattare la chiusura di un binario della linea La Spezia-Genova, determinando pesanti ripercussioni sul traffico ferroviario che avverrà, in pratica, a senso unico alternato.


I lavori dureranno fino a metà dicembre circa, e comporteranno molti cambiamenti (tagli, variazioni di fermate e di orario) che sono riassunti in questo post.

Sarà molto importante consultare il sito Trenitalia e i nuovi orari che verranno affissi nelle stazioni per controllare le possibili scelte da effettuare in relazione al tragitto da compiere, così come sarà molto importante monitorare la situazione segnalando tempestivamente ogni situazione critica, al fine di richiedere interventi correttivo. Tali segnalazioni potranno essere fatte al blog dei Pendolari Liguri, alla Regione Liguria (Assessorato ai Trasporti) e a Trenitalia.

Festa PD di Genova: dibattito sul futuro del Trasporto Italiano

Lunedì 5 Settembre



  • Ore 17,30
    “Quali politiche per le infrastrutture e i trasporti italiani”
    Michele Meta, deputato capogruppo PD Comm.ne Trasporti Camera

  • Ore 18,15
    “Perché un’Autorità dei Trasporti”
    Mario Lovelli, deputato, Comm.ne Trasporti CameraMario Valducci, deputato, Presidente Commissione Trasporti della Camera

IC, carrozze sempre più vecchie e fatiscenti, ma il biglietto è più caro

Da un collega pendolare riceviamo e pubblichiamo:


Trenitaglia sta utilizzando un altro sistema per economizzare, ossia compone i treni intercity con materiale non conforme per non dire indecente. Si ricorda le vecchie carrozze con i quadretti con scene cittadine inizio secolo, senza condizionamento, scarsa illuminazione e portiere che si aprono con un maniglione su una scaletta vertiginosa? Ebbene, quel materiale compone, ormai da un mese, l'intercity 502 delle 7,50 da Genova-Brignole per Torino Porta Nuova. A volte il "glorioso materiale" viene sostituito, addirittura, da carrozze cuccette revampizzate che sono, se possibile, anche piu' scomode.Riassumendo 2-3 anni fa sono stati sostituiti i treni interregionali (forse sporchi ma economici), con Intercity piu' costosi ma forniti "persino" di prese elettriche, con il passare del tempo, digerito l'aumento camuffato da "miglioramento del servizio" il materiale sta peggiorando e le carrozze si riducono anche numericamente (siamo passati dalle 5-6 di un paio d'anni fa alle 2-3 di questi giorni). Anche i pendolari avrebbero diritto a treni decenti, il prezzo ridotto (non piu' tanto) e' comunque concordato e anticipato ..., ma e' certo che se dovessi pagare i 9 euro di un biglietto intero da Brignole ad Alessandria non avrei dubbi a evitare trenitaglia come la peste... In auto ne spendo 11, impiego 40 minuti in meno, evito i tragitti a piedi da e per le stazioni e decido io quando partire.Inoltre, quando iniziai a lavorare ad Alessandria con un interregionale che fermava anche a Nervi, dove risiedo, in un'ora e venti ero al lavoro adesso, con cambi e dilatazione dei tempi di percorrenza, impiego 2 ore quando non ci sono ritardi.Ormai rassegnato, a costo di peggiorare la mia situazione lavorativa, sto cercando di tornare a Genova, molti pendolari per Novi ed Alessandria (soprattutto medici) in questi ultimi anni ci sono riusciti, purtroppo... meno usiamo il treno e piu' giustifichiamo altri tagli.

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