Malvisto dalle Regioni, che vedono messa in discussione l'autonomia della gestione finanziaria del TPL, il Fondo Unico per il Trasporto Pubblico Locale è stato varato giungendo ad un sostanziale compromesso che non scioglie, tuttavia, il nodo delle risorse strutturali assegnate che appaiono ad oggi ancora insufficienti.
da Il Corriere Mercantile 07-02-2013
Raggiunto ieri a Roma l’accordo sul Fondo per il riparto nazionale
Abbiamo salvato i conti della Regione». Basta questa frase pronunciata
dall’assessore ai Trasporti della Liguria Enrico Vesco al termine della
conferenza delle regioni sul tema della ripartizione del fondo per il
trasporto pubblico locale, per capire quanto fosse delicato il doppio
appuntamento romano. Argomento sensibile già in generale, era diventato
decisamente scabroso quando la giunta aveva deciso di anticipare i
finanziamenti, erogando 119,5 milioni di euro per la gomma e 75 per il
ferro. Un taglio di circa 5 milioni rispetto all’anno prima (con
consecutive ricadute sui servizi, soprattutto quelli feroviari per i
pendolari) ma comunque anticipati, strappandoli ad altri assessorati.
Quella frase e cioè «abbiamo salvato i conti» dice che arriverà almeno
la cifra impegnata e ai 284,5 già indicati vanno aggiunt altre voci,
tra cui i fondi per il trenino di Casella, la nave bus, i servizi
speciali dei taxi.
Era auspicabile ma non scontata perché nello
stabilire i criteri di premialità erano percorribili due strade: una che
si rifaceva allo “storico” del riparto e l’altra che invece guardava
solo all’ultimo anno (il 2012) e che avrebbe penalizzato la Liguria che,
davanti alla diminuzione delle risorse in arrivo dallo Stato, aveva
tagliato i servizi. Se le regioni avessero deciso di confermare queste
cifre per la Liguria sarebbe stato non solo il danno ma anche la beffa,
visto che la giunta Burlando aveva deciso in questo senso per non dover
fare debiti con Trenitalia. Paradossalmente invece sarebbero state
premiate invece quelle regioni (quasi tutte quelle del sud, Puglia
esclusa) che invece avevano mantenuto i servizi ma mai pagato
Trenitalia.
«I conti li faremo con calma a Genova - ha aggiunto Vesco
- per ora però è sufficiente sapere che potremo investire altrove le
cifre anticipate e non si dovrà più raschiare il fondo del barile». In
primis nel sociale, fortemente penalizzato in passato.
L’accordo è
stato raggiunto ieri mattina e confermato poi nel pomeriggio dal Tesoro,
ma già nel pomeriggio di mercoledì erano state gettate le basi con
un’intesa di massima e fissato il riparto del Fondo nazionale per il
trasporto pubblico locale per il 2013, a quasi 5 miliardi. In
particolare, l’accordo raggiunto prevede che verrà erogato il 60%
dell’importo pari a 1,6 miliardi destinati ai contratti di servizio con
Trenitalia. Entro i prossimi 4 mesi dovranno essere varati i nuovi
criteri di efficientamento e si potranno distribuire le restanti
risorse.
Un accordo che non tutte le regioni erano disposte ad
accettare e lo si comprende dalle parole di Vasco Errani, presidente
della Conferenza delle Regioni, che ha dichiarato che i governatori «non
condividono il nuovo impianto della Legge di stabilità che, per il
trasporto pubblico locale, ci porta indietro di 25 anni prevedendo un
Fondo unico nazionale». Il via libera è però arrivato per quello che
Errani definisce «senso di responsabilità».
L’intesa sul trasporto
pubblico locale licenziato in Conferenza Unificata precede inoltre che
entro un mese le Regioni dovranno trasferire le somme dovute ai Comuni, i
quali, a loro volta, li erogheranno alle aziende del trasporto pubblico
locale. È quanto ha reso noto il presidente dell’Anci, Graziano Delrio,
incontrando i giornalisti al termine dell’incontro. I Comuni potranno
così a loro volta assegnare i fondi alle aziende del tpl su gomma.