Volendo tracciare un bilancio sintetico di questo lavoro, che non è concluso ma ha pur sempre segnato una tappa, posso osservare che:
Il coinvolgimento della Regione Liguria è sempre stato positivo e propositivo; abbiamo scelto sin dall’inizio di eleggere la Regione a nostro interlocutore di riferimento, in quanto soggetto pubblico responsabile del trasporto locale. La Regione, e questa Giunta in particolare, ha sin da subito dato risposte e disponibilità al dialogo, inaugurando un metodo di lavoro che ha permesso la realizzazione di un tavolo attorno al quale si sono riuniti, caso unico in Italia, le Istituzioni, le Associazioni dei Pendolari, dei Consumatori e Utenti, dei lavoratori delle Ferrovie e, talvolta, le stesse Ferrovie, chiamate dall’Assessore ad illustrare i provvedimenti messi in campo sulla base delle istanze rivolte dai pendolari.
Le iniziative portate avanti dai Pendolari e dalle Associazioni di Consumatori e Utenti, grazie alle testimonianze e all'impegno di tutti, ivi compresi gli Amministratori Locali, hanno avuto eco sulla stampa e sui media, portando all'onore delle cronache tutte le nostre vicissitudini, tanto che autorevoli esponenti del Parlamento e del Senato si sono interessati al caso ferrovie che è diventato nel frattempo una emergenza nazionale.
Trenitalia si è viceversa mostrata in genere reticente e poco propensa ad avviare un serio e puntuale confronto con i pendolari, adottando comportamenti poco collaborativi e riparandosi dietro statistiche non attendibili ed in palese contrasto con la realtà quotidiana sotto gli occhi di tutti. Ha fatto promesse (anche alla Regione) regolarmente non mantenute, tanto che lo stesso Assessore Merlo in più occasioni non ha mancato di rilevare l’inaffidabilità di Trenitalia. Ha più volte abusato della fiducia e della correttezza dei pendolari, fornendo notizie incomplete e sempre in costante ritardo.
Trenitalia ha costantemente cercato di portare la discussione su singoli interessi, per dividere il fronte dei pendolari, dei lavoratori, delle associazioni: una stazione in più o in meno, una fermata qua, un treno là…tale metodo non ci interessava e non ci interessa tuttora, è l’insieme del servizio che va rivisto, dato che fa acqua da tutte le parti: un progetto trasportistico che tenga conto dei flussi reali delle persone, documentato con validi argomenti e dati dimostrabili.
Tra l’altro, il metodo del “divide et impera” sta anche dando in qualche caso i primi frutti: vedasi ad esempio il caso apparso sulla stampa dei pendolari IC Genova-Milano che hanno ottenuto un treno IC ad hoc, tramite una "trattativa privata" con Testore. Del resto, come evidenziava Saccà a Milano il 24 u.s., si parla di servizio pubblico ormai solo per il trasporto locale, mentre per IC, EC, ecc. siamo in regime privatistico…peccato che però questo, in assenza di interregionali ora solo in parte ripristinati, resti il solo mezzo per spostarsi tra regione e regione, senza alternativa o quasi.
Una nota a margine: i soldi per questi supertreni e per le linee annesse sono però in maggioranza soldi pubblici, pagati da tutti noi.
Quello che preoccupa è come il servizio di trasporto pubblico stia subendo un assalto sempre più stringente e aggressivo. Viene privato di risorse, si dirottano i passeggeri su treni costosissimi e i cui proventi andranno a finanziare non tutto il sistema, ma ancora e solo le tratte considerate remunerative, lasciando cadere in rovina tutto il resto.
Cosa fare dunque? Io penso che abbiamo il diritto e anche il dovere di fare qualcosa, se davvero vogliamo difendere il nostro diritto alla mobilità. Intanto parlare con i nostri Amministratori a tutti i livelli, far sapere loro quanto è importante per noi avere un servizio ferroviario funzionante e decente. Siamo noi che dobbiamo chiedere per dar loro il modo di farsi a loro volta portavoce delle istanze del territorio su, fino al Governo. Non dimentichiamo che le ferrovie sono pur sempre governate dallo Stato: sarà dunque fin lassù che occorrerà arrivare, per avere le risorse atte a far ripartire, è il caso di dire, una gestione efficiente e che abbia davvero a cuore il servizio, non un illusorio profitto. E dico illusorio perché una mobilità che funzioni dev’essere a mio avviso il vero obbiettivo delle ferrovie italiane. Senza sprechi, questo sì, ma tenendo bene a mente che questo deve tornare ad essere a tutti gli effetti un vero servizio pubblico, perché il suo buon funzionamento è un beneficio per tutta la società.